Cambridge Analytica, Facebook cerca di arginare fuga inserzionisti

Tecnologia
Zuckerberg deve far fronte alla fuga di diversi inserzionisti da Facebook (Getty Images)
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Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, diversi importanti sponsor avrebbero già deciso di ritirare i loro annunci pubblicitari sul social network: è il caso di Mozilla, Commerzbank e Pep Boys

Dopo lo scandalo Cambridge Analytica Facebook corre ai ripari e cerca di convincere i suoi grandi inserzionisti della sicurezza della sua piattaforma.

Se ne vanno Mozilla e Commerzbank

Tra i primi a lasciare il socail network è stato Elon Musk, che ha cancellato le pagine di Tesla e SpaceX. Ma, come rivela il Wall Street Journal, alcuni grandi inserzionisti avrebbero già deciso di ritirare i loro annunci pubblicitari, alcuni temporaneamente, altri in via definitiva. Tra i big che hanno lasciato Facebook ci sarebbero Commerzbank, la seconda banca tedesca, Mozilla, il proprietario del browser Firefox, Sonos, produttore di altoparlanti per i wireless e i negozi di componentistica per auto Pep Boys.

Agenzie e marketing in aiuto

Per evitare che la fuga si allarghi, sempre secondo il Wall Street Journal, negli ultimi giorni, i dirigenti di Facebook hanno contattato agenzie pubblicitarie e operatori di marketing come Wpp, Dentsu e Omnicom, per garantire che si sta lavorando per controllare tutte le app sulla sua piattaforma e rassicurare gli utenti che i loro dati personali sono protetti. Impresa non semplice, dopo che è emerso il sospetto che Cambridge Analytica si sia impadronita e abbia usato a scopo di propaganda i dati di 50 milioni di utenti di Facebook.

La perquisizione

Gli ultimi sviluppi non sembrano comunque aiutare Facebook nell'impresa. Nella giornata di venerdì è arrivato il via libera alla perquisizione della sede londinese di Cambridge Analytica. Il giudice Leonard ha autorizzato l'authority britannica per la protezione dei dati personali a controllare documenti e computer. Le motivazioni del verdetto saranno rese note martedì prossimo. Il tutto mentre Cambridge Analytica nega ogni irregolarità e si era già detta pronta in udienza a consegnare volontariamente il materiale.

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