Dal polipo allo struzzo: quando i robot si ispirano agli animali
TecnologiaCorrono (quasi) come ghepardi e strisciano come serpenti. Aziende e università stanno progettando dispositivi che prendono spunto dalla natura. Eccone alcuni
Saltare, arrampicarsi, attraversare terreni accidentati. Il corpo dell'uomo non è sempre un'eccellenza. Meglio allora ispirarsi agli animali: è quello che stanno facendo i laboratori di robotica di tutto il mondo, ossia copiare dalla natura, prendendone il meglio. E trasformare ossa, muscoli e tendini in maccchine e circuiti.
I ghepardi robot
Il Massachusetts institute of technology (Mit) e Boston dynamics si sono ispirati al ghepardo. Entrambi i progetti hanno studiato i suoi movimenti per carpirne i segreti. Boston dynamics ha puntato tutto sulla velocità: il risultato è Cheetah (tradotto: ghepardo, appunto), il robot più veloce mai creato. Grazie alle quattro zampe artificiali supera i 45 km/h. Il Mit ha invece preferito focalizzarsi sulla prontezza di riflessi: il suo progetto (esteticamente simile a Cheetah) tocca solo gli 8 km/h ma è in grado di riconoscere ostacoli improvvisi e di saltarli. Il video che mostra le sue capacità risale a due anni fa. Ed è diventato un piccolo fenomeno social, con 11,5 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Flessibili come elefanti e polipi
Altra società che sta puntando molto sui robot ispirati ai movimenti animali è la tedesca Festo, che ha sviluppato un braccio meccanico flessibile. L'idea è arrivata dalla proboscide degli elefanti, organo solido quanto delicato. È concepito per essere utilizzato in ambienti di lavoro dove operano fianco a fianco macchine e uomini, associando produttivià e sicurezza. Più o meno lo stesso obiettivo di un altro dispositivo della stessa azienda: un tentacolo meccanico, simile (per forma e funzionalità) a quello dei polipi. La flessibilità si abbina con una forte presa e le ventose artificiali sono in grado di sollevare un peso fino a 3 kg.
Un aiuto da ragni e serpenti
Fonte di ispirazione per la Biorobotics lab della Carnegie Mellon University sono stati invece due degli animali meno graditi ai più: serprenti e ragni che, a detta dei ricercatori, sono in grado di superare prove complesse, accedendo a spazi angusti, rischiosi per l'uomo. Il primo progetto è un “insetto robotico” a sei zampe: reagisce agli urti, è dotato di grande stabilità e avanza anche se uno degli arti è bloccato. Il secondo è una sorta di biscia, estremamente flessibile. Non cammina ma striscia, riuscendo così a evitare ostacoli in pochi centimetri.
Uno struzzo per le consegne a domicilio
Cassie, invece, è un robot nato nei laboratori della Oregon State University. È bipede, ma all'uomo ha preferito un altro animale: lo struzzo. La macchina risulta così essere più stabile, in grado di attraversare diversi terreni senza cadere. Cassie potrebbe ad esempio essere utilizzato per le consegne a domicilio. Nel futuro non ci sono solo i droni. Dal progetto universitario è nata la startup Agility robotics, che punta a creare nuovi esemplari.
Robot come uomini e cani
E poi ci sono i robot che ricordano più da vicini l'aspetto umano o quello di animali più familiari. Aibo è l'ormai storico cane artificiale della Sony. In questo caso, il dispositivo non trae solo ispirazione dalla natura: la copia. Aibo ha infatti il compito di dialogare con l'ambiente attorno a sé e tenere compagnia al padrone. Nato nel 1999, è sempre più complesso grazie ai progressi di Iot e intelligenza artificiale. Anche se i cuccioli di casa sono un'altra cosa. Per i robot umanoidi la lista sarebbe lunga. L'esempio più famoso è Pepper: creato da SoftBank, è già operativo come receptionist (in hotel) o addetto all'assisteza clienti (nelle banche). La Polizia di Dubai ha invece adottato il suo robocop: si chiama Reem, è stato progettato dalla Pal robotics e sarà utilizzato sempre di più per i servizi di sorveglianza.