Baxter, il robot che legge la mente umana per fare la cosa giusta

Tecnologia
L'esperimento del Mit (foto: Mit/Youtube)
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Una tecnologia del Mit suggerisce alla macchina qual è la scelta esatta. Niente parole: bastano gli impulsi del cervello

Anticipare gli errori per evitarli. Baxter è un robot che capisce gli sbagli al volo. Come? Sa leggere nel pensiero di chi ha di fronte, in modo da indirizzare le proprie scelte. Un uomo siede allo stesso tavolo del robot con un casco che capta i segnali elettrici del cervello, alcuni dei quali associati alla percezione dell'errore.

 

Come funziona il robot - Baxter viene chiamato a compiere una scelta tra due alternative: inserire nastri e bombolette di vernice nella giusta scatola. Il braccio meccanico si indirizza verso una dei due contenitori. Se il cervello umano percepisce l'errore, invia dei segnali (involontari) al robot. Che così, in una frazione di secondo, potrà cambiare idea e fare la cosa giusta.

Grazie all'esperienza, Baxter percepirà sempre meglio i segnali del cervello umano e ridurrà così il margine d'errore. Ogni scelta, infatti, è accompagnata da un responso (positivo o negativo) al quale il robot (dotato di un display al posto del viso) reagirà con un sorriso o con un'espressione imbarazzata.

 

 

Interazione uomo-robot - Il progetto, pubblicato dai ricercatori del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del MIT, non ha certo l'obiettivo di deludere l'intelligenza artificiale di Baxter. Serve a rendere più intuitiva, semplice e immediata l'interazione tra uomo e robot. “Questo esperimento – affermano i ricercatori – ha funzionato utilizzando persone che non avevano ricevuto alcun suggerimento o superato alcuna selezione”. Gente comune, insomma. Per offrire una dimostrazione che l'uso del feedback cerebrale possa rappresentare l'obiettivo di una “interazione in tempo reale” tra uomo e robot.

 

La tecnologia oltre il linguaggio - “Immaginate di essere capaci di dire istantaneamente alla macchina cosa fare, senza dire alcuna parola o schiacciare alcun bottone”, afferma Daniela Rus, direttore del Csail. La strada potrebbe superare una delle grandi barriere tra uomo e robot: il linguaggio (che cambia in diverse parti del mondo). Se bastano gli impulsi del cervello, non servono parole. “Un approccio come questo - continua Rus – aumenterebbe la nostra capacità di supervisionare una fabbrica di robot oppure un'auto senza guidatore. Fino a tecnologie che non sono ancora state inventate”.   

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