Canone Rai, Calenda contro il Pd: "Partito esca dal Truman Show"

Politica

Polemica sull’ipotesi d’inserire nel programma dem della campagna elettorale l’abolizione del canone. Il ministro: “Sarebbe presa in giro”. In un’intervista aggiunge: “Pd non può restare dentro questo brutto spettacolo fatto di annunci a effetto”. Interviene anche Renzi

Si gioca sulla Rai il primo scontro della campagna elettorale. Ed è uno scontro tutto interno al centrosinistra. L'ipotesi che nel programma del Pd venga inserita l'abolizione del canone Rai, infatti, fa insorgere il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. Che apre la polemica. A cercare di calmare gli animi deve intervenire anche il segretario Matteo Renzi.

La polemica

“Sarebbe solo una presa in giro”, scrive venerdì il ministro sull’abolizione del canone. L'abolizione del canone Rai, afferma Matteo Orfini, è “da sempre” una proposta Dem. Ma il dibattito si infiamma e a mettere ordine deve intervenire Matteo Renzi, irritato dalla ruvidezza dell'uscita di Calenda. “Abbiamo iniziato", ricorda, a tagliare il canone, e “continueremo” a ridurre i costi ma “senza proclami”. Si valuterà, insomma, ma una proposta tranchant di abolizione della tassa potrebbe non comparire nel programma Pd.

Calenda: "Pd esca da Truman Show"

La controreplica di Calenda viene affidata a un’intervista a Repubblica. "La campagna elettorale – dice il responsabile dello Sviluppo Economico – sarà per molte forze politiche un enorme Truman show di promesse insostenibili. Ma il Pd non può restare dentro questo brutto spettacolo fatto solo di annunci a effetto. Deve uscirne immediatamente, altrimenti non solo non guadagnerà nuovi voti, ma perderà anche l'elettorato di centrosinistra". Sul Messaggero, invece, interviene anche il ministro uscente dei Beni culturali, Dario Franceschini. “Non ho sentito fare proposte di questo tipo. Quando ci saranno ne discuteremo”, dice sulla cancellazione del canone.

L’ipotesi abolizione

L'idea di sostituire il canone con risorse della fiscalità generale, e compensarne la cancellazione con un innalzamento dei tetti della raccolta pubblicitaria, è oggetto da qualche tempo di una valutazione nel Pd. “Bisogna eliminare sprechi unici, con un risparmio immediato di 500mila euro. Far risparmiare i cittadini come con lo stop all'Imu", sostiene Michele Anzaldi. Calenda ribatte con tre argomenti: il governo Renzi ha messo il canone in bolletta e ora "non può promettere il contrario"; si ragioni piuttosto sulla privatizzazione della Rai; è un errore "ricadere su promesse stravaganti a tutti su tutto". La risposta ufficiale del Pd viene affidata a Giacomelli, che nel ministero guidato da Calenda ha la delega alle Comunicazioni: "E' contraddittorio - nota Giacomelli - difendere l'italianità di infrastrutture strategiche e poi teorizzare la privatizzazione della Rai che finirebbe in mani non italiane". Le opposizioni incalzano. “Calenda schiaffeggia mister Etruria", scrive Renato Brunetta. E così interviene il segretario Dem, i cui rapporti col ministro sarebbero gelidi. "Quando siamo arrivati al Governo, il canone costava 113 euro, adesso 90 euro. Perché se pagano tutti, paghiamo meno. Rivendichiamo la lotta contro l'evasione. Si può garantire il servizio pubblico abbassando il costo per i cittadini. Continueremo. Non ci interessano le polemiche di giornata", scrive via Twitter e Facebook.

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