La Camera ha approvato il testo che ora passa al Senato. Si tratta di un sistema misto tra maggioritario e proporzionale. Prevede soglie di sbarramento, una sola scheda e quote rosa: ecco nel dettaglio in cosa consiste e quali sono le novità
La Camera ha approvato il disegno di legge sulla riforma del sistema elettorale. Il cosiddetto Rosatellum bis passa ora al Senato. Se dovesse essere approvata, questa legge elettorale introdurrà in Italia un sistema elettorale misto tra proporzionale e maggioritario, in cui un terzo dei parlamentari sarà eletto in collegi uninominali (un solo candidato per coalizione, il più votato è eletto) e i restanti due terzi saranno eletti con un sistema proporzionale di lista. Ecco cosa prevede.
Distribuzione dei seggi
I 630 seggi della Camera sarebbero ripartiti così: 232 assegnati con collegi uninominali, in cui ogni partito o coalizione presenterà un solo candidato. Verrà eletto chi prenderà anche solo una preferenza più degli avversari, come accade col modello anglosassone del “first past the post”. Altri 386 saranno assegnati col proporzionale in piccoli collegi plurinominali (circa 65 collegi, da definire con legge delega): ogni partito o coalizione presenterà un listino bloccato di candidati, e in base ai voti ricevuti verrà ripartito il numero di eletti. Infine 12 deputati arriveranno dalla circoscrizione estero. Stessa logica anche per il Senato, dove i 315 seggi si dividerebbero così: 102 in collegi uninominali, 207 in piccoli collegi plurinominali e i restanti 6 nella circoscrizione estero.
Le soglie di sbarramento
Nella parte proporzionale, il testo prevede una soglia di sbarramento fissata per i partiti al 3% su base nazionale, sia al Senato che alla Camera. Solo per le liste delle minoranze linguistiche la soglia è al 20%. In aggiunta alla soglia del 3%, è prevista anche una soglia del 10% minima per le coalizioni.
Una sola scheda e no al voto disgiunto
Rispetto al Mattarellum, in cui c'erano due schede (una per il collegio ed una per il listino proporzionale, con la possibilità di un voto disgiunto), con il “Rosatellum bis” ci sarà una scheda unica. Il nome del candidato sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono. Barrando il partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale. Sarà quindi vietato il voto disgiunto e l'elettore sarà costretto a scegliere un abbinamento candidato-partito.
Le pluricandidature
Sono ammesse le pluricandidature, cioè un candidato può presentarsi in un collegio uninominale e in più collegi plurinominali, fino a un massimo di 5. Ci si può candidare in un solo collegio uninominale, ma si può essere contemporaneamente candidati in cinque collegi proporzionali. In caso di elezione in più collegi, il candidato si aggiudicherà il seggio uninominale.
Listini corti e bloccati
L’Italia sarà divisa in collegi plurinominali, da definire entro 30 giorni dall'approvazione della legge con un decreto del governo. Il Rosatellum bis prevede che i collegi plurinominali siano formati con l'accorpamento di collegi uninominali. Ogni collegio plurinominale non dovrebbe eleggere in nessun caso più di 7-8 deputati, ma potrebbe eleggerne molti di meno a seconda della Regione. Nei singoli collegi le liste sono bloccate e dovrebbero essere abbastanza corte per garantire la riconoscibilità dell’eletto.
Quote rosa
Il Rosatellum prevede che ciascun sesso non possa rappresentare più del 60% dei candidati di un listino bloccato. Nei collegi plurinominali con due seggi da assegnare, dovranno essere un uomo e una donna. Con tre seggi, due uomini e una donna o viceversa. Nell’attuale norma le quote rosa prevedono che uomini e donne nel listino siano alternati.
A chi conviene questa legge
Come con il Mattarellum, i collegi uninominali favoriscono le alleanze tra partiti, che saranno incentivati a dividersi tra di loro i vari collegi e appoggiare in maniera unitaria i candidati di coalizione. Il centrodestra potrebbe trarre vantaggio dal presentarsi compatto (come accaduto alle amministrative). Anche il centrosinistra, se riuscisse a formare una coalizione, ne uscirebbe avvantaggiato. Mentre il M5s rischia di uscire penalizzato da questo sistema elettorale per la strategia di non volersi alleare con nessuno. Inoltre i collegi uninominali favoriscono candidati “noti”, cosa che può penalizzare i pentastellati, quasi tutti con poca esperienza alle spalle sul territorio.