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Venezuela, 3 morti dopo la rivolta dei militari. Ricercati 10 ribelli

Mondo

Sale il bilancio del tentativo di insurrezione di un reparto dell'esercito a Valencia, nello Stato di Carabobo: muoiono due soldati e, durante una successiva manifestazione, viene ucciso un esponente dell'opposizione. Maduro: “Pena massima per i terroristi”

È salito a tre il numero dei morti in seguito alla fallita rivolta di ieri di alcuni militari che a Valencia, nello Stato di Carabobo, hanno annunciato la sollevazione contro il regime del presidente venezuelano Nicolas Maduro. Due delle vittime sono soldati, mentre la terza, deceduta durante le proteste dei manifestanti scesi in piazza, è Rafael Rivas, dirigente 51enne del partito Avanzada Progresista. Intanto, riferisce la Bbc, continuano in tutto il Paese le ricerche di 10 uomini che sarebbero riusciti a scappare con delle armi dall’azione repressiva delle forze armate.

Maduro: “Massima pena per i terroristi”

Dopo la ribellione del Battaglione Paracamay, Maduro ha rilasciato l’ennesima dichiarazione dai toni violenti, annunciando che "una settimana fa abbiamo vinto con i voti, oggi è stato necessario vincere il terrorismo con le pallottole" e precisando che chiederà “la massima pena per tutti gli autori del complotto di questo atto terroristico, non avranno alcun beneficio", non importa se sono "civili o disertori. Il processo è già aperto".

La ricostruzione dei fatti

Nel suo intervento, il presidente venezuelano ha anche fornito qualche precisazione su quanto successo alla base Fuerte Paramacay: in un primo gruppo di "dieci aggressori, due sono stati abbattuti dal fuoco leale alla patria, uno è ferito". Solo uno di loro è un militare, "un tenente disertore, da qualche mese. È stato catturato e "collabora attivamente". Infine, domandandosi “'chi paga la fattura di questo attacco, di questo atto di disperazione”, Maduro punta il dito contro “Miami e la Colombia”.

La vicenda e le ipotesi

La base militare a Valencia è stata presa d'attacco all'alba di ieri da una ventina di uomini guidati dal capitano Juan Caguaripano, che già nel 2014 aveva fatto un tentativo molto simile e che ieri in un video aveva annunciato di non volere “un golpe” ma di essere “in legittima ribellione” contro la “tirannia di Maduro”. Sulla vicenda però continuano ad aleggiare dei dubbi: c’è chi crede a una cospirazione militare anti-Maduro e chi non esclude una messinscena: "Tutto è stato molto strano, a partire dalla figura di Caguaripano. Forse l'hanno lasciato fare, in modo da poter poi sferrare una persecuzione all'interno delle forze armate", ha ipotizzato Rocio San Miguel, della Ong Control Ciudadano.


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