Corea del Sud, l'ex presidente Park accusata formalmente di corruzione

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Park Geun-hye è stata la prima donna a guidare la Corea del Sud (Getty Images)
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Destituita ufficialmente della carica a marzo e ormai priva dell'immunità, Park Geun-hye è indagata per numerosi reati. In caso di condanna rischia il carcere a vita

L'ex presidente sudcoreana, Park Geun-hye, rimossa ufficialmente dalla carica a marzo in seguito alla procedura di impeachment avviata a dicembre, è indagata per numerosi reati fra cui corruzione, abuso d'ufficio, estorsione e rivelazione di segreto di stato. In caso di condanna rischia anche il carcere a vita.

La vicenda

Park, insieme con la consigliera “sciamana” Choi Soon-sil avrebbe esercitato pressioni su diverse imprese sudcoreane di grande rilievo, incassando ingenti somme di denaro. Secondo l'accusa, il Lotte Group, quinta conglomerata del Paese, attiva nel settore delle vendite al dettaglio, avrebbe offerto una tangente da 7 miliardi di won (circa 6 milioni di dollari) a Park e alla sua consigliera in cambio di una licenza governativa che avrebbe consentito l'apertura di un redditizio punto vendita duty free. Nel caso, poi, è coinvolta direttamente Samsung, il cui vicepresidente, Lee Jae-yong, è indagato per corruzione in un altro procedimento. Il colosso tecnologico, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe pagato tangenti per 29,8 miliardi di won (oltre 25 milioni di dollari) a Park, al fine di favorire la continuità alla guida aziendale a beneficio dell'erede di Samsung (favorendo una controversa operazione finanziaria). In più, Choi e Park avrebbero esercitato pressioni perché 18 gruppi aziendali nazionali (inclusa Samsung) versassero fondi per 77,4 miliardi di won nelle casse di due fondazioni non profit controllate proprio da Choi.

Cosa rischia Park?

In caso di condanna per corruzione, l'ex presidente sudcoreano rischia non meno di dieci anni di reclusione. Considerata la lunga serie di accuse, Park potrebbe essere condannata anche al carcere a vita. Finora l'ex presidente, figlia del controverso dittatore sudcoreano Park Chung-hee, ha negato ogni fatto a lei attribuito. I suoi sostenitori più irriducibili, di area ultra-conservatrice e in buona parte nostalgici della stagione politica del padre, assassinato nel 1979, hanno invocato la grazia in caso di condanna. Anche il Lotte Group ha negato ogni accusa, annunciando che spiegherà le proprie ragioni in sede processuale.

 

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