L'esponente di En Marche, Emmanuel Macron, è risultato il più convincente nel primo confronto televisivo di ieri sera: è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall'istituto Elabe per BFM-TV
"Tutti quelli che sono qui sono qui ci sono da anni, sono i rappresentanti della vecchia politica. Io ho creato un movimento nuovo, che vuole rinnovare il Paese": Emmanuel Macron, primo insieme a Marine Le Pen nei sondaggi sul primo turno delle presidenziali, prende le distanze dai concorrenti nel primo dibattito elettorale a 5 settimane dal voto. Macron è risultato il più convincente nel primo confronto televisivo di ieri sera: è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall'istituto Elabe per BFM-TV
Il primo dibattito elettorale - tre ore su TF1 - si è scaldato dopo oltre un'ora di dichiarazioni. Emmanuel Macron è stato preso di mira in particolare da Marine Le Pen, presidente del Front National, e Benoit Hamon, candidato socialista. La prima lo ha accusato di essere "per il burkini", Macron - fino a quel momento molto pragmatico - ha reagito: "Madame, non ho bisogno di un ventriloquo". Da questo momento in poi, i due candidati dati in testa dai sondaggi hanno cominciato a punzecchiarsi. Ma Macron si è trovato di fronte anche gli altri candidati, a cominciare dall'ex compagno di maggioranza Benoit Hamon, candidato del partito socialista che molti del suo partito non votano preferendo il "traditore" Macron. Quando l'ex ministro dell'Economia ha spiegato che il suo movimento "En Marche!" si autofinanzia con le donazioni, da Hamon è arrivato il colpo basso: "sono defiscalizzati vero? Può assicurare che non ci sono dirigenti di case farmaceutiche". Secco Macron: "lei non può pensare che io vada a controllare l'identità di chi fa le donazioni, ma tutto è trasparente e pubblico, chiunque può controllare".
Il dibattito, inedito in Francia dove in tv nel passato ci sono stati solo i faccia a faccia fra gli sfidanti al ballottaggio, è stato molto vivace, a tratti nervoso. Marine Le Pen ha attaccato sull'immigrazione, la sicurezza, la laicità. "Io sono per fermare quest'immigrazione, i francesi non ne possono più", ha detto la presidente del Front National, aggiungendo che "la Francia non può offrire a nessuno del lavoro che non c'è neppure per i francesi". Duri i toni anche sulla laicità, la sicurezza, la disoccupazione.
Dopo lo spazio preponderante alle inchieste giudiziarie e agli attentati, a 34 giorni dal voto i concorrenti sono finalmente stati chiamati ad illustrare i loro programmi, a confrontarli, a combattere per convincere gli elettori. Negli studi di Tf1 erano solo in 5 e all'inizio Fillon, Macron, Le Pen hanno solidarizzato con i 6 esclusi, anche se si tratta di candidati minori che i sondaggi non prendono in considerazione.
Il previsto schema "tutti contro Macron", candidati dei partiti tradizionali che si vedono scavalcati dal giovane leader del movimento "En Marche!", si è puntualmente verificato. La crescita di Macron nei sondaggi, oltre ogni rosea previsione, ha accentuato questa tendenza. Tutte le inchieste lo danno pari o addirittura davanti a Le Pen al primo turno, con Fillon staccato di 10 lunghezze e gli altri a seguire. Il candidato dei Republicains, travolto dalle inchieste, è apparso stasera il meno battagliero e meno incisivo dei cinque.
Il dibattito di tre ore è il primo di una serie di tre che precederanno l'appuntamento del 23 aprile, poi ci saranno i faccia a faccia prima del ballottaggio. Stasera il pubblico era rigorosamente equilibrato, ogni candidato ha potuto invitare 36 sostenitori, gli altri sono selezionati da TF1. Attorno a un tavolo circolare, i candidati hanno dibattuto costretti a guardarsi in faccia, con 2 minuti ciascuno per le risposte ma, grande novità, a partire da 1 minuto e 30 secondi i concorrenti potevano interrompere chi aveva la parola.