Migranti, naufragio al largo della Libia: 5 morti, tra loro un bambino

Cronaca
Il gommone è affondato a 30 miglia dalle coste libiche (Archivio Getty Images)
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L'incidente ha coinvolto un gommone su cui viaggiavano decine di persone. A ricostruire l'accaduto è stata la Ong "Sea Watch", che ha lanciato pesanti accuse parlando di vittime causate dal comportamento delle Guardia costiera di Tripoli

Cinque morti, tra i quali un bambino: è questo il bilancio di una nuova tragedia nel mar Mediterraneo. Lo riferisce la Ong tedesca "Sea Watch": il naufragio sarebbe avvenuto a 30 miglia dalla costa della Libia e si sarebbe verificato, denuncia l'organizzazione, a seguito “dell'intervento di una motovedetta della Guardia costiera libica che rappresenta una grave violazione del diritto internazionale”.

La dinamica dell'incidente

Secondo la ricostruzione dell'Ong, “intorno alle ore 7, l'equipaggio a bordo della 'Sea Watch 3' ha ricevuto una chiamata": la segnalazione riguardava un gommone che stava affondando a nord di Tripoli, in acque internazionali. La nave, secondo quanto sostenuto dall'organizzazione, è arrivata sul posto quasi contemporaneamente a una motovedetta della Guardia costiera libica e ha iniziato a imbarcare i naufraghi. La situazione è peggiorata però quando i militari “si sono avvicinati al gommone provocando panico a bordo e la caduta di migranti in mare” a causa di una manovra troppo rapida. Sea Watch ha ripetutamente allertato i libici, mentre un elicottero della Marina militare italiana è intervenuta per ristabilire la sicurezza: l'Ong sostiene che vi siano “almeno 5 morti”. Tra loro un bambino che non è sopravvissuto nonostante i tentativi dell'equipaggio di rianimarlo.

Le accuse

La Ong punta il dito in maniera decisa contro le autorità di Tripoli, parlando di un “approccio violento e sconsiderato” che avrebbe provocato il ribaltamento e poi l'affondamento del gommone su cui viaggiavano i migranti. I superstiti messi in salvo dall'equipaggio della "Sea Watch 3", la nave dell'organizzazione, sono 58. Johannes Bayer, al comando della missione umanitaria, ha dichiarato che si tratta di “morti attribuibili alla guardia costiera libica, che con il suo brutale comportamento ha ostacolato e pregiudicato un salvataggio sicuro”.

La replica di Tripoli: “E’ colpa della Ong”

"L'Ong tedesca Seawatch è intervenuta, interrompendo il lavoro della Guardia Costiera e causando la morte di cinque migranti": così la Marina libica respinge al mittente le accuse della ong secondo la quale sarebbero stati i libici a causare con un comportamento "violento e sconsiderato" la morte di cinque persone, tra cui un bambino, durante una operazione di salvataggio avvenuta oggi in acque internazionali. 

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