Uccise il compagno con una katana, condannata a 12 anni di carcere

Cronaca
Il palazzo di giustizia di Milano (Fotogramma)
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La Corte d'Assise di Milano ha riconosciuto una 44enne colpevole di omicidio preterintenzionale per la morte del compagno, colpito con una spada da samurai

Condanna a 12 anni di reclusione per Valentina Aguzzi, la 44enne imputata per l'omicidio del compagno Mauro Sorboli, 40 anni, colpito nel marzo del 2016 da una katana che gli ha reciso l'arteria femorale.

Omicidio preterintenzionale

Lo ha deciso, l'11 ottobre, la Corte d'Assise di Milano giudicando la donna colpevole di omicidio preterintenzionale. Due anni in meno, rispetto ai 14 richiesti dal pubblico ministero Silvia Arduni che nel corso della sua requisitoria aveva sostenuto la tesi dell'omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo la pm, quando la donna lanciò la tipica spada giapponese contro il compagno "non immaginava che l'uomo sarebbe morto, ma – ha detto - era accecata dalla rabbia e ha accettato le conseguenze di quel gesto, salvo poi pentirsene".

Riconosciute le attenuanti

Interpretazione, quella dell'accusa, mitigata dalla decisione dei giudici che nella loro sentenza hanno negato l'accusa di omicidio volontario, comminando ad Aguzzi una pena per omicidio preterintenzionale aggravato dall'uso di armi. La Corte, presieduta dal giudice Giovanna Ichino, ha inoltre concesso le attenuanti generiche che lo stessa pm aveva chiesto di riconoscere nel corso della requisitoria. Un'istanza sostenuta dal fatto che, secondo l'accusa, Aguzzi "ha confessato subito il fatto, è stata onesta, ha detto la verità e ha cercato di rimediare al gesto e di ridurre al minimo le conseguenze, stringendogli l'asciugamano e chiamando i soccorsi".

L'annuncio del ricorso in appello

Nella sua sentenza, la Corte ha anche disposto la confisca dell'arma e la sua distruzione. Durante la requisitoria, la tipica arma giapponese, con una lama ricurva da 30 centimetri, è stata oggetto di analisi da parte dei giudici che l'hanno poi portata in camera di consiglio. Nel corso delle scorse udienze, l'imputata aveva raccontato in aula la sua versione dei fatti. "Avevamo litigato - aveva detto Aguzzi - Ma lui era sdraiato a letto e non aveva nessuna reazione, mi diceva di non rompere e di tornare a letto". Alla risposta dell'uomo, la donna ha reagito scagliandogli contro l'arma che si trovava sul comodino della loro abitazione. "L'ho tirata come se avessi in mano un righello - si era giustificata la donna, presente alla lettura del verdetto - o un qualsiasi altro oggetto". L'avvocato difensore, Nicola Saettone, ha annunciato ricorso in appello dopo il deposito delle motivazioni previsto tra 60 giorni.

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