Assolatte boccia l'obbligo di origine in etichetta: "È penalizzante"

Cronaca
I produttori italiani sono tenuti a indicare l'origine del latte in etichetta (Getty Images)
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Il presidente dell'associazione, Giovanni Ambrosi, ha dichiarato che la norma (valida solo per i produttori italiani) lede la competitività verso i concorrenti comunitari

 

L'obbligo di indicare sui prodotti lattiero-caseari il luogo d'origine del latte doveva essere, negli intenti del governo, una misura di tutela della produzione italiana, insidiata dalla concorrenza di prodotti esteri di qualità spesso inferiore. Ma secondo il presidente di Assolatte, Giovanni Ambrosi, la “fuga in avanti” dell'Italia rispetto a questa norma – approvata solo su scala nazionale – risulterebbe penalizzante proprio per il settore che avrebbe dovuto beneficiarne.

 

 

Le dichiarazioni di Assolatte

“Siamo a favore della trasparenza e della corretta informazione di tutti i consumatori e per questo stiamo lavorando affinché l'origine in etichetta diventi un obbligo europeo. Per questa ragione abbiamo forti perplessità sulla normativa italiana che ha introdotto l'indicazione dell'origine del latte in etichetta, una fuga in avanti che mette a dura prova la competitività delle aziende italiane e rischia di confondere i consumatori", ha affermato Ambrosi, raggiunto dall'Ansa. Il problema risiede nel fatto che i concorrenti esteri del settore lattiero-caseario possono tranquillamente vendere i loro prodotti in Italia senza indicare nessuna origine, ha spiegato il presidente di Assolatte, sostenendo che “la norma così com'è penalizza fortemente le aziende che producono in Italia, compromettendo la competitività dei nostri prodotti”. Per Assolatte i produttori esteri possono, ad esempio, produrre formaggio con latte a basso costo senza che il consumatore possa esserne informato; al produttore italiano, invece, è preclusa questa possibilità.

 

 

I problemi delle tempistiche

"Il quadro è ancor più sconcertante se si guardano le tempistiche e le modalità di uscita della norma”, ha aggiunto Ambrosi mettendo sul piatto un altro problema. “Il decreto è apparso fin da subito poco chiaro ed è stato necessario pubblicare diverse circolari interpretative che non hanno sciolto tutte le riserve. Le aziende hanno avuto solo tre mesi di tempo per adeguare le confezioni: un tempo troppo breve per smaltire i prodotti in magazzino che ha portato ad un aumento sensibile degli sprechi”. Se decorsi i tre anni di durata della norma transitoria non dovesse esserci seguito, inoltre, “gli sforzi fatti e i costi sostenuti” saranno stati “vani”. In conclusione il presidente di Assolatte ritiene che, “la proliferazione di iniziative nazionali circa la regolamentazione dell'etichettatura di origine” (dall'anno prossimo inizierà anche quella del grano e del riso) “sta diventando deleteria per il mercato unico europeo. Bisogna fare squadra con le istituzioni nazionali e comunitarie per far sì che si arrivi presto ad una normativa armonizzata".

 

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