Incendi, nel 2017 a fuoco un'area vasta quanto Roma
CronacaSecondo i dati dello European forest fire information system, dall’inizio dell’anno sono andati bruciati 124mila ettari di terreno boschivo e si sono verificati 659 roghi di vaste dimensioni, ossia superiori ai 30 ettari
Nel 2017 sono andati bruciati 124mila ettari di boschi, un'area vasta quasi quanto l'intera città di Roma, che si estende per 128mila ettari. È quanto emerge dai dati (aggiornati al 26 agosto) forniti dall'European forest fire information system (Effis), l’ente della Commissione europea che monitora in tempo reale gli incendi che divampano nel vecchio continente.
La seconda di luglio, la settimana peggiore
Secondo l’ente europeo, in Italia, il periodo in cui sono divampati più incendi è stato quello compreso tra il 9 e il 15 luglio, con oltre 34mila ettari in fumo. Nella settimana dal 20 al 26 agosto, invece, le fiamme hanno coinvolto circa 5.600 ettari. In generale, per l'European forest fire information system, dall’inizio dell’anno sono stati registrati 659 incendi di vaste dimensioni (superiori ai 30 ettari), di cui 45 sono divampati tra il 20 e il 26 agosto. I maggiori problemi, secondo i dati raccolti dall’ente, sono sorti con l’arrivo di luglio. Dall’inizio del mese, infatti, sono scoppiati 562 grandi incendi (circa l’85% del totale da inizio 2017) che hanno interessato 107mila ettari di terreno.
Legambiente: incendi alimentati da ritardi, errori e omissioni
Legambiente, commentando in una nota la situazione incendi in Calabria, che definisce una regione "assediata dal fuoco come non capitava da anni", denuncia che il moltiplicarsi dei roghi sul territorio è dovuto a "ritardi, negligenze e omissioni da parte dei Comuni che non rispettano la legge quadro sugli incendi boschivi per quanto riguarda il catasto delle aree percorse dal fuoco". Inoltre, secondo l’associazione ambientalista, le amministrazioni non applicano vincoli come "il divieto per 15 anni del cambio di destinazione d'uso o il divieto per 10 anni di realizzare edifici, strutture e infrastrutture finalizzate a insediamenti civili e attività produttive" sui terreni andati a fuoco. Una condizione che per Legambiente crea la situazione paradossale in cui "i sindaci, che a ragione si lamentano degli incendi che hanno insediato le case e le attività dei loro concittadini, magari sono gli stessi che non hanno realizzato il catasto e messo in atto tutte le misure per contenere il rischio incendi".