Mafia, voto di scambio: arrestato l'ex sindaco di Niscemi

Cronaca
In manette il sindaco uscente di Niscemi (Foto: archivio Fotogramma)
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Francesco La Rosa, eletto nel 2012 e sconfitto nel ballottaggio di domenica scorsa, avrebbe stretto un patto politico mafioso con il boss locale, Giancarlo Giugno

“Un patto con Cosa Nostra”. Così gli inquirenti descrivono l'accordo tra il sindaco uscente di Niscemi (in provincia di Caltanissetta) e le cosche locali. Da una parte il boss della cittadina siciliana Giancarlo Giugno (già detenuto a Terni). Dall'altra Francesco La Rosa, il primo cittadino eletto nella passata tornata elettorale e sconfitto al ballottaggio domenica scorsa (LO SPECIALE ELEZIONI). Sono stati entrambi arrestati, assieme ad altre sette persone coinvolte, tra i quali Calogero 'Carlo' Attardi (ex consigliere comunale eletto nella lista per La Rosa) e due collaboratori dell'ex sindaco. Per quattro arrestati l'ordinanza prevede il carcere, per La Rosa e i suoi collaboratori gli arresti domiciliari. 

Cento euro per ogni voto 

Le indagini degli uomini della squadra mobile, insieme a quelli del Commissariato di Niscemi e Gela, hanno permesso di accertare che gli appartenenti a Cosa Nostra di Niscemi e di Gela si incontravano in aperta campagna per discutere accordi politico-mafiosi. Secondo gli inquirenti, la lista La Rosa Sindaco non si sarebbe avvalsa solo dell'aiuto dei mafiosi per la raccolta del consenso elettorale. Avrebbe anche comprato il voto degli elettori con la promessa di assunzioni e contanti: 100 euro per ogni preferenza.  

Posti di lavoro in cambio della preferenza

Le intercettazioni avrebbero rivelato come Calogero Attardi promettesse posti di lavoro, in cambio di voti, nelle aziende riconducibile al padre. A questo si aggiunge l'attività degli affiliati a Cosa nostra Ficarra e Spatola, che spingevano i cittadini di Niscemi a votare per la lista amica. Durante la campagna elettorale, sono stati registrati continui incontri tra gli appartenenti a Cosa nostra di Niscemi e di Gela. Nella ditta del padre di Attardi sono risultatii assunti, dopo le elezioni, 67 cittadini di Niscemi. Mentre il boss Barberi avrebbe incassato due pagamenti da 20mila e 22mila euro.

Accordo politico-mafioso nel 2012

"Il fatto che i due boss di cosa nostra, Giugno e Barberi, e i cognati di quest'ultimo abbiano avuto a cuore - spiegano gli inquirenti - la candidatura nonché l'elezione a consigliere comunale di Attardi e a sindaco di La Rosa non poteva non ritenersi finalizzata ad un progetto di infiltrazione mafiosa nelle rappresentanze istituzionali che si accingevano ad essere elette al Comune". “Il patto - spiega all'Agi il capo della Squadra mobile Marzia Giustolisi - è stato sottoscritto in vista delle elezioni del 2012 e ha certamente condizionato l'amministrazione in questi anni. Su questo si è focalizzata la nostra inchiesta. Da una parte i boss di Niscemi e Gela, dall'altro La Rosa e altri amministratori e suoi collaboratori".

La carriera politica di La Rosa

La Rosa faceva parte della giunta comunale di Niscemi nel 2004, quando l'amministrazione venne sciolta per infiltrazione mafiosa. Cinque anni fa, era stato eletto con 7377 voti e ha ricoperto la carica di sindaco per tutta la durata della legislatura, per poi essere sconfitto nel ballottaggio del 25 giugno. Riveste (di diritto in quanto candidato sconfitto) la carica di consigliere comunale. Attardi era stato eletto consigliere comunale con 356 preferenze: è stato il più votato della propria lista. Dal 2015 al 2017 è stato assessore ai Lavori pubblici e circa due mesi fa si era dimesso per preparare la candidatura alle Regionali nel 5 novembre. 

 

 

 

 

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