Totò Riina, processo sospeso: "Accertare il suo stato di salute"

Cronaca
Foto d'archivio (Ansa)

Il tribunale di Milano ha accolto la richiesta della difesa e ha deciso di acquisire le cartelle cliniche del "capo dei capi". Rinviata all'11 luglio la decisione di disporre o meno una perizia sul boss mafioso 

I giudici della sesta sezione penale del tribunale di Milano hanno sospeso il processo a Totò Riina, imputato per minacce al direttore del carcere di Opera, Giacinto Siciliano. Il motivo: occorre accertare lo stato di salute del "capo dei capi" ed eventualmente disporre una perizia.

La richiesta delle cartelle sanitarie

Il collegio ha deciso di accogliere una richiesta dei legali del boss mafioso in cui si chiedeva di "poter acquisire copia delle cartelle cliniche di Riina", permesso che fino ad ora era "sempre stato negato". "Ritenendo che la sua salute sia compromessa", ha spiegato la difesa, "chiediamo la sospensione del processo per poter verificare la sua capacità di stare in giudizio perché, a nostro avviso e del medico che lo segue, (Riina) non é in grado di partecipare in modo cosciente alle udienze". L’istanza, nonostante le opposizioni del pm Bruna Albertini, è stata accolta. È stato quindi disposto che la casa cicondariale di Parma, in cui Riina è detenuto, "trasmetta con la massima sollecitudine la cartella clinica accompagnata da una breva relazione sanitaria in ordine alle condizioni di salute e con riferimento alla sua capacità di stare in giudizio".

Il rapido "decadimento fisico" del boss

Rinviata, invece, all'11 luglio, la decisione sulla disposizione di una perizia sul boss per stabilirne la capacità di partecipare al processo. Sempre secondo i legali del "capo dei capi" - che ha assistito all'udienza in videoconferenza, sdraiato su un letto - il boss non sarebbe "incapace psichicamente", ma sarebbe in "una situazione di progressivo e rapido decadimento fisico dovuto alle sue varie patologie". "Riina ormai", ha spiegato uno dei suoi avvocati, "non riesce a parlare e quando lo fa è quasi impossibile capire ciò che dice. In una delle ultime udienze a cui ha preso parte non è stato neppure in grado di reggere la cornetta con cui era collegato". Per questo, per i difensori, quello di Milano è "un passaggio importante che dimostra l’indipendenza della giurisprudenza dalle sollecitazioni mediatiche nei confronti dell’imputato. Una giurisprudenza che cerca di applicare correttamente il codice. Questa è civiltà giuridica".

La sentenza della Cassazione e le polemiche

La questione, per il legali del boss, sta nello stabilire se la situazione in cui versa Riina sia corretta e rispetti la dignità umana. Proprio questo punto aveva caratterizzato la decisione della Cassazione di accogliere per la prima volta il ricorso del difensore del boss (che sta scontando una serie di ergastoli in regime di 41 bis), che aveva chiesto il differimento della pena o, in subordine, gli arresti domiciliari. La decisione aveva scatenato diverse polemiche dopo che la suprema Corte aveva specificato che il "diritto a morire dignitosamente" va assicurato ad ogni detenuto. Su questa questione, comunque, deciderà il tribunale di sorveglianza di Bologna.

 

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