Sono finora 11 le persone salvate dall'albergo crollato il 18 gennaio, nove delle quali estratte vive dopo oltre 40 ore sotto le macerie. "A un certo punto ho capito che mia moglie mi stava lasciando", dice uno dei superstiti. TUTTI I VIDEO
Sono nove finora le persone estratte vive dalla valanga che mercoledì 18 gennaio ha travolto l’hotel Rigopiano di Farindola, sul Gran Sasso. A queste si aggiungono Gampiero Parete e Fabio Salzetta, cuoco e tuttofare dell’albergo, che sono stati tratti in salvo all’alba di giovedì. (TUTTI I VIDEO)
Salvi anche la moglie di Parete, Adriana, e il figlio Gianfilippo, soccorsi venerdì mattina (FOTO), e i tre bambini estratti dalle macerie qualche ora dopo: l'altra figlia di Parete, Ludovica, si è salvata, così come Edoardo Di Carlo (la cui mamma però è morta) e Samuel di Michelangelo (i cui genitori sono ancora dispersi).
Nella notte tra venerdì e sabato sono state recuperate altre quattro persone (FOTO): due uomini, Giampaolo Matrone e Vincenzo Forti, e due donne, Francesca Bronzi e Giorgia Galassi.
Il manutentore: “Nessuno mi rispondeva” - "Ho cercato di chiamare qualcuno fino a quando ha fatto buio. Ma nessuno rispondeva. Poi ha continuato a nevicare, è venuto giù un altro mezzo metro di neve. Era troppo rischioso rimanere là". Il racconto è quello di Fabio Salzetta, il manutentore dell'hotel Rigopiano, salvo perchè fuori dall'albergo al momento della valanga. "Erano tutti raggruppati nella speranza di andarsene ma non avevamo paura, nessuno si immaginava che potesse succedere una cosa così". Ricorda solo "neve, neve e basta”. (L'AUDIO DEI VIGILI DEL FUOCO)
“Stringevo mia moglie, poi non l’ho più sentita” - Mano nella mano con la moglie, Valentina Cicioni, fino a quando i vigili del fuoco lo hanno salvato. Lo ha raccontato ai soccorritori Giampaolo Matrone, l'ultimo dei superstiti arrivato all'ospedale di Pescara. "Le stringevo la mano e le parlavo per tenerla sveglia perché volevo che rimanesse sempre vigile. La chiamavo, poi a un certo punto non l'ho sentita più e ho capito che mi stava lasciando". (LE FOTO DEI SOCCORSI)
Ancora nessuna notizia dei genitori di Samuel - Non si hanno ancora notizie di Domenico Di Michelangelo, poliziotto abruzzese in servizio al Commissariato di Osimo, e della moglie Marina Serraiocco, i genitori di Samuel, il bambino di sette anni estratto dalle macerie e ricoverato. "Ciao zio...", ha detto Samuel allo zio Alessandro, agente della Digos di Chieti, che ieri l'ha scortato con i soccorritori nell'ospedale di Pescara. "Gli ho chiesto 'vengono mamma e papà?' - racconta l'agente - e lui ha fatto sì con la testa. Ma gli psicologi mi hanno subito bloccato e spiegato che i bambini sotto choc possono annullare uno spazio temporale nella loro memoria". Nell'ospedale di Pescara Samuel ha trascorso la notte sedato, con accanto la nonna materna. Gli psicologi, racconta Alessandro''ci hanno spiegato come comportarci: non dobbiamo fare alcun riferimento specifico alla tragedia, ma lasciare che sia il bambino a raccontare i fatti''.
Parete: “Sentivo che mia figlia era viva” - "Grazie di cuore a tutti, un abbraccio". Così Giampiero Parete ha risposto su Facebook alle centinaia di messaggi di conoscenti e amici, ma anche di sconosciuti, che continuano ad arrivare sul suo profilo dopo che i soccorritori sono riusciti a salvare lui, sua moglie Adriana e i due figli dalle macerie. La donna e i due bambini sono stati estratti in buone condizioni di salute grazie alle tute da sci indossate per la partenza e a mezza bottiglietta d'acqua. Sotto la neve al freddo, scioccati dal boato e dal buio piombato all'improvviso, Adriana e il figlio Gianfilippo hanno cercato di rassicurare Ludovica, 6 anni, bloccata nella sala biliardo accanto alla loro: “Urlavamo ma le nostre parole erano deformate. Questo perché - ha raccontato la donna - ci hanno spiegato, la neve fa questo effetto. Però sentivo che mia figlia era viva".