Greta e Vanessa sono tornate a casa

Cronaca

Le due cooperanti rapite in Siria sono a Gavirate e Brembate, in Lombardia. Greta: "Mi scuso, non volevo dare dolore". Il padre di Vanessa: "Non ha nulla di cui scusarsi". Ancora polemiche sul presunto riscatto. FOTO - VIDEO

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria il 31 luglio scorso, sono tornate a casa (FOTO). Il giorno dopo l'atterraggio a Ciampino e l'audizione in procura a Roma, le due cooperanti italiane sono così rientrate nelle loro abitazioni di Gavirate e Brembate.

Greta: "Chiedo scusa a tutti" - "Chiedo scusa a tutti, non volevo provocare dolore", ha detto ai giornalisti Greta Ramelli, parlando brevemente fuori dalla sua abitazione. Apparsa in buone condizioni, la giovane cooperante ha detto di essere "felice" di essere a casa. "Per ora non voglio tornare in Siria perché la situazione laggiù è insostenibile", ma "bisogna continuare comunque ad aiutarli". "Ringrazio la Farnesina", ha concluso la ragazza.

Il papà di Vanessa: "Non deve scusarsi" - Vanessa "non ci ha chiesto scusa, perché non c'era nulla per cui chiedere scusa", ha detto il papà. "L'ho trovata bene e non ha subito violenze - ha aggiunto - Si è dunque trattato di una brutta storia fortunatamente a lieto fine. Ora ha bisogno di qualche giorno di tranquillità. Anche a noi non ha ancora raccontato i dettagli. Ringrazio di cuore tutti quelli che ci sono stati vicini in questi mesi e in questi ultimi giorni, dal governo ai nostri vicini".
Fuori è comparso uno striscione. "Il sole è tornato con te, bentornata Vane".
La ragazza si è poi affacciata alla porta della casa per salutare i tanti giornalisti presenti. Visibilmente stanca, ha fatto un gesto di saluto. "Ringraziamo tutti quelli che hanno lavorato per il nostro rilascio e tutte le persone che hanno pregato con noi" ha detto.



Greta e Vanessa: "5 mesi difficili ma nessuna violenza" - Ieri le due cooperanti, arrivate all’alba all’aeroporto di Ciampino poche ore dopo la liberazione, sono state ascoltate dai pm. Davanti ai magistrati della Procura di Roma hanno ripercorso quanto accaduto nel loro sequestro in Siria iniziato il 31 luglio dello scorso anno. “Sono stati cinque mesi sicuramente difficili e critici, vissuti in diverse prigioni con carcerieri a volto coperto, hanno raccontato. E hanno assicurato di non essere mai state minacciate direttamente di morte, ne' di aver subito particolari abusi o violenze.

Polemiche sul presunto riscatto - Continuano, intanto, le polemiche sul presunto riscatto che sarebbe stato pagato per il loro rilascio. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha riferito alla Camera sul loro sequestro, ha escluso che ci sia stato un pagamento. “Solo illazioni, l’Italia è contraria” ha detto. "In questo momento non ci interessano le polemiche, sono contenta di vivere in uno Stato che non ha figli e figliastri e che fa di tutto per portare a casa un italiano quando è in pericolo" ha osservato al riguardo il sindaco di Gavirate, Silvana Alberio.

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