Sempre meno Elefanti. Il bando d'avorio in Cina può cambiare il trend

Ambiente
Elefanti in Kenya, sullo sfondo il Kilimangiaro (Foto: Getty Images)
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Ogni 25 minuti in Africa un elefante viene ucciso illegalmente. La piaga è quella del bracconaggio che punta al commercio illecito dell'avorio delle zanne. Ma qualcosa forse sta cambiando, per lo meno in Cina. Il 12 agosto si celebra il World Elephant Day

È il più grande animale terrestre vivente, ma la sua popolazione, in Africa come in Asia, è in pericoloso declino: l'elefante è a rischio estinzione e il 12 agosto si celebra la sua giornata mondiale. Il Wwf ricorda che ogni anno il bracconaggio uccide in Africa tra i 20 mila e i 30 mila esemplari. Solo negli ultimi dieci anni, gli elefanti africani sono diminuiti di oltre il 20%. La colpa è principalmente del commercio illegale di avorio, alimentato dalla criminalità organizzata globale e dalla domanda dei Paesi asiatici. Ma dalla Cina arrivano segnali positivi: il bando al commercio interno annunciato l'anno scorso da Pechino comincia a far vedere i primi frutti.

Il monitoraggio di Wwf e Traffic

Accanto ai numeri drammatici del bracconaggio - ogni 25 minuti un elefante viene ucciso in Africa illegalmente - il Wwf segnala un punto a favore della specie come effetto delle misure di controllo del mercato di avorio. Nel rapporto "Revisiting China's ivory market in 2017", realizzato insieme all'organizzazione Traffic, l'associazione del panda afferma che dopo l'annuncio di fine 2016 della Cina del divieto di commercio domestico d'avorio entro la fine del 2017, il numero di prodotti di avorio destinati al mercato - legale e illegale - è già diminuito nel Paese insieme a un crollo dei prezzi. E "sebbene rimangano alcune sfide per l'attuazione", dichiara il Wwf, "questi dati sono molto incoraggianti. Sembra che il bando di avorio sia finalmente entrato in pista".

Prezzi dell'avorio in calo in Cina

Tra aprile e maggio 2017 i ricercatori hanno visitato 110 negozi di avorio in 23 città cinesi, l'85% di quelli che risultavano registrati nel 2015. Tra 50 e 55 esercizi commerciali erano stati chiusi, dei restanti il 28% violava norme su registrazioni e certificati. Molti offrivano i prodotti in avorio con forti sconti. Analizzando i prezzi sono state riscontrate differenze significative tra i canali di vendita legali e quelli illegali. Il prezzo medio di bacchette in avorio ad esempio, nel mercato legale, era di 542 dollari per paio, mentre nel mercato illegale era di 153 dollari. Rispetto al 2012 il prezzo medio delle bacchette nel mercato illegale è diminuito del 57%. Anche il prezzo dell'avorio grezzo è fortemente crollato negli ultimi anni: a Pechino di circa il 20-25% tra il 2015 e il 2016 e del 50% nel 2017. Una tendenza, rimarca il Wwf, che dovrebbe facilitare gli sforzi di applicazione della legge e aumentare la consapevolezza dei consumatori sull'illegalità del commercio. Tante restano comunque le sfide, in primis "garantire che l'avorio stoccato non entri illegalmente nei mercati in Cina o all'estero".

Il traffico d'avorio via internet

Online il rapporto di Wwf e Traffic segnala per la Cina oltre 1.600 nuove inserzioni per oggetti d'avorio trovate tra gennaio e aprile 2017 su 31 siti, il 29% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno prima. Sui social media in una giornata media si trova il 28% in meno di annunci, il 15% in meno di foto e il 47% in meno di video. In Giappone invece Traffic ha rilevato, in un'altra ricerca, quote record di migliaia di oggetti d'avorio venduti online ogni settimana, segnalando l'aumento di siti per la vendita tra singoli consumatori. Il Paese, ricorda anche il sito del World Elephant Day, ancora reputa legale il commercio d'avorio. E non è l'unico. L'Ue ha detto stop all'export di avorio grezzo dal primo luglio di quest'anno.

Avorio legale, Italia terzo esportatore

Esiste però ancora una porzione di avorio che può essere esportato legalmente. In base alle regole internazionali si tratta di quello importato prima del 1976, anno di entrata in vigore delle norme Cites a protezione degli elefanti, e munito di certificato. È inoltre possibile mettere in commercio oggetti d'antiquariato - ad esempio pezzi degli scacchi, tasti di pianoforte, palle da biliardo - lavorati prima del 1947. Per questo tipo di esportazione l'Italia è il terzo Paese al mondo, preceduta da Regno Unito e Usa. Il dato emerge dai dati raccolti dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites) ed elaborati dalla Ong ambientalista Environmental Investigation Agency (Eia). Tra il 2010 e il 2015 l'Italia ha esportato 8.627 oggetti in avorio, piazzandosi dietro ai britannici (36.135) e agli statunitensi (9.824). Per Mary Rice, direttore esecutivo dell'Eia, questo commercio offre "un'opportunità di riciclaggio dell'avorio illegale".

Elefanti africani e asiatici, Sos estinzione

L'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) classifica l'elefante africano come "vulnerabile" all'estinzione: sopravvive solo nell'Africa sub-Sahariana e in habitat sempre più frammentati. Nel Burundi sono scomparsi dagli anni '70, in Gambia dal 1913, in Mauritania dagli anni '80, in Swaziland dal 1920 ma sono stati reintrodotti. L'elefante asiatico invece è "in pericolo" di estinzione". In tre generazioni la popolazione si è dimezzata. Un tempo popolavano dalle coste iraniane al subcontinente indiano. Ora sopravvivono solo in 13 Stati, con una popolazione che nel 2003 era stimata tra 41 mila e 52 mila esemplari, per lo più in Myanmar, Sri Lanka e Thailandia.

Turismo "crudele"

In Asia oltre alla caccia per le zanne gli elefanti sono vittime di pratiche feroci per l'industria del turismo. Secondo un recente rapporto di World Animal Protection la maggior parte dei pachidermi al servizio di attrazioni turistiche viene sfruttata al limite della crudeltà. Su 3 mila esemplari esaminati, almeno tre su quattro vivono in condizioni "inaccettabili", incatenati notte e giorno, senza cibo o cure adeguate. Come se non bastasse, gli animali sono separati da cuccioli dalle madri e subiscono un crudele addestramento iniziale per diventare docili e sottomessi durante gli spettacoli o il trasporto dei turisti. Il "peggior" Paese in questo senso è la Thailandia: ospita tre quarti di tutti gli elefanti tenuti in cattività per attività destinate al turismo.

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