Dal primo luglio stop all'export di avorio grezzo dall'Unione Europea

Ambiente
Un sequestro di zanne d'elefante (Getty Images)
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La Commissione ha diffuso nuove linee guida per raccomandare agli Stati membri di non rilasciare i documenti necessari per la vendita all'estero di questo materiale al centro dei traffici del bracconaggio

Stop all'export di avorio dall'Europa. Lo ha deciso la Commissione Europea, che ha approvato un documento per raccomandare a tutti gli Stati membri di bloccare dal prossimo primo luglio il rilascio dei documenti necessari all'esportazione della versione grezza di questo materiale.

La misura anti-bracconaggio

La decisione, che rappresenta un passo concreto della Commissione contro la pratica del bracconaggio e del commercio illegale di avorio, raccomanda che "a decorrere dal primo luglio 2017, gli Stati membri dell'Ue cessino il rilascio di documenti di esportazione dell'avorio grezzo". Così, segnalano dall'istituzione comunitaria, si andrà a fermare un mercato che solamente tra il 2013 e il 2016 ha permesso di esportare legalmente dall'Europa all'Asia circa 1.900 vecchie zanne di questo materiale. Un commercio, questo, che presto non sarà più possibile secondo le linee guida della Commissione. Giro di vite anche sui piccoli prodotti in avorio, quelli contententi avorio e gli strumenti musicali con pezzi in avorio (come, ad esempio, i pianoforti): per la loro esportazione dovrà essere esercitato un rigido controllo autorizzativo. In particolare, la persona che si incarica della vendita oltre confine dovrà dimostrare che la spedizione contenga prodotti acquistati prima del 1976. I nuovi limiti per l'export si aggiungeranno a quelli già previsti per il commercio intra-comunitario che autorizzano la compravendita solo per l'avorio importato in Europa prima che le specie protette ottenessero il più alto grado di tutela dalla Convenzione CITES (rispettivamente 18 gennaio 1990 per l'elefante africano e il primo luglio 1975 per quello asiatico).

Il piano di azione europeo

La misura odierna, che fornisce un'interpretazione del Regolamento 338/97 del Consiglio sulla "protezione delle specie della fauna e della flora selvatica", appare funzionale all'attuazione del piano dell'Ue contro il traffico delle specie selvatiche. Tra queste ci sono gli elefanti, minacciati da un mercato dell'avorio che ha raggiunto livelli record. La stessa Commissione ha comunicato in una nota che "si stima che ogni anno siano tra i 20mila e i 30mila gli elefanti africani vittime del bracconaggio. Nel 2015 sono state sequestrate 40 tonnellate di avorio. L'incremento della domanda asiatica di prodotti in avorio è una delle principali cause dell'aumento del traffico". Per queste ragioni la Commissione ha deciso di approvare nuovi aiuti finanziari, per un totale di 2,25 milioni di euro, al Segretariato della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) per sostenere l'attuazione delle decisioni sull'argomento. "La lotta contro il traffico internazionale di avorio è una battaglia che non possiamo permetterci di perdere - ha detto il commissario europeo per l'Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella - mettendo fine all'esportazione delle zanne e di altri prodotti di avorio grezzo ci mostriamo all'altezza delle nostre responsabilità e onoriamo il successivo impegno previsto dal piano d'azione contro il traffico illegale delle specie selvatiche".

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