Inchiesta Juve, gip: "Su plusvalenze possibile buona fede"

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La Procura ha chiesto 13 rinvii a giudizio tra cui figurano il club bianconero e i vertici, il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene

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La procura di Torino ha chiesto 13 rinvii a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sui conti della Juventus. Si tratta di 12 persone fisiche più la società. Stralciata la posizione degli ex sindaci. Tra le richieste di rinvio a giudizio figurano i vertici, il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene. (IL PROCESSO - L'IPOTESI DI RITORNO DI ALESSANDRO DEL PIERO)

Gip: "Su plusvalenze possibile buona fede"

Secondo quanto ha osservato Ludovico Morello, gip del tribunale di Torino che lo scorso 12 ottobre ha respinto le richieste di misure interdittive per Andrea Agnelli e altri indagati dell'inchiesta sui conti della società bianconera, sulla questione delle plusvalenze la Juventus potrebbe essere in buona fede. Alla luce degli atti disponibili in quel momento, il giudice ha scritto che se la Juventus si è davvero attenuta alla prassi standard "risulterebbe difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi in definitiva doloso, dai corretti criteri di contabilizzazione delle poste". Per Morello è comunque opportuno "un accurato approfondimento".

In particolare il direttore sportivo della Juventus, Federico Cherubini (non indagato), intercettato disse, riferendosi alla prassi delle plusvalenze e agli accertamenti della Consob: "Per fortuna alla luce delle recenti visite ci siamo fermati". Questa frase è uno degli elementi su cui poggia la decisione del gip del Tribunale di Torino di non accogliere le richieste di misure cautelari e interdittive per Andrea Agnelli e altri dirigenti bianconeri: non sono stati ravvisati pericoli di reiterazione del reato. Infatti, osserva il giudice, c'è un "riscontro oggettivo" alle parole di Cherubini. Se negli esercizi chiusi al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020 la voce 'plusvalenze da cessione diritti calciatori' era pari rispettivamente a 126 milioni (corrispondenti al 20,4% dei ricavi complessivi del club nell'esercizio 2019) e 166 milioni (29,1% nel 2020) per l'esercizio chiuso al 30 giugno 2021 era pari solo a 29 milioni (pari al 6,4% dei ricavi). La conversazione di Cherubini e dei suoi interlocutori non si riferiva all'inchiesta della procura di Torino, di cui non si avevano notizie, ma dell'apertura degli accertamenti della Consob, comunicata pochi giorni prima.

"Gravi indizi su 'manovre stipendi'"

Inoltre, per il gip si possono considerare "certamente illecite" le modalità con cui sono state portate avanti dalla Juventus le cosiddette 'manovre stipendi' del 2020 e del 2021, al punto che "si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi". Il giudice ha però respinto le richieste di misura cautelare presentate dalla procura per mancanza di rischio di reiterazione del reato: le 'manovre' erano legate all'emergenza covid e quindi a un "periodo storico non più attuale".

Malagò: "Non mi accodo a chi dà giudizi sommari"

"Juventus? Bisogna aspettare per dare valutazioni. Non mi accodo a quelli che danno giudizi sommari, né da una parte né dall'altra, è anche giusto evitare campanilismi. Poi vedremo quello che succederà", ha detto all'Ansa Giovanni Malagò, presidente del Coni, a margine di un appuntamento a Milano. "Direi che ci sono oggettivamente temi molteplici - ha aggiunto -. C'è un filone plusvalenze, uno legato ai pagamenti post pagati o rinviati e poi ovviamente le dinamiche di una società quotata. Io sono un pubblico ufficiale - ricorda Malagò - sarei una persona molto poco seria se dessi un giudizio".

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