Incidente funivia del Mottarone, il legale della società: “Risarciremo chi ne ha diritto”

Piemonte

La volontà della società Ferrovie del Mottarone, che gestiva l'impianto di Stresa dove il 23 maggio del 2021 hanno perso la vita 14 persone, è quella di "risarcire quanto più possibile gli effettivi aventi diritto, a prescindere da qualsiasi responsabilità che verrà accertata", ha affermato l'avvocato Marzia Martinoli

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La volontà della società Ferrovie del Mottarone, che gestiva l'impianto di Stresa dove il 23 maggio del 2021 hanno perso la vita 14 persone, è quella di "risarcire quanto più possibile gli effettivi aventi diritto, a prescindere da qualsiasi responsabilità che verrà accertata", ha affermato l'avvocato Marzia Martinoli, che rappresenta la società che nei giorni scorsi ha citato in giudizio il Comune di Stresa per il mancato versamento della rata 2021, pari a 143.080 euro, che l'amministrazione avrebbe dovuto corrispondere alla società come contributo per l'ammodernamento dell'impianto avvenuto tra 2015 e 2016. Intanto l'incidente probatorio disposto dal gip di Verbania riprenderà il prossimo 2 dicembre.

La posizione della società Ferrovie del Mottarone

"Bisogna essere chiari" ha aggiunto l'avvocato, specificando che la cifra domandata (complessivamente un milione di euro, cioè la somma di tutte le rate annuali fino al 2028) "non è una richiesta di corrispettivo: quegli importi sono il contributo che, nel bando di gara per il ripristino della funivia, erano stati posti a carico del Comune di Stresa che chiese la rateizzazione". Secondo l'avvocato Martinoli la richiesta, che verrà discussa in tribunale a Verbania il prossimo 29 novembre, è dettata dalla "volontà di risarcire quanto più possibile le vittime".

L'udienza di oggi

L'udienza di oggi, dedicata al controesame della perizia informatica, ha visto i legali dei tre principali indagati concentrarsi sui segnali di allarme registrati dalla scatola nera. Marcello Perillo, avvocato del caposervizio della funivia Gabriele Tadini, ha fatto notare che, in base ai dati raccolti dai periti, "alcuni dati venivano trasmessi alla scatola nera, entrando quindi nel database, e altri no", domandando "chi ha fatto questa scelta"; Andrea da Prato, legale del direttore di esercizio Enrico Perocchio, ha invece chiesto agli ingegneri del collegio informatico, quante volte sarebbero scattati tali segnali di anomalia registrati, commentando la propria "insoddisfazione per i chiarimenti ricevuti". Pasquale Pantano, avvocato di Luigi Nerini, l'amministratore della società Ferrovie del Mottarone che gestiva l'impianto, ha invece commentato la perizia informatica ritenendola "inattendibile" perché "in gran parte è consistita nel chiedere a consulenti e dipendenti della Leitner (tra gli indagati, ndr) come funzionassero i sistemi informatici". I periti informatici, replicando ai dubbi delle difese, hanno rivendicato il fatto che il loro lavoro non è stato "un copia e incolla" e nè si è limitato a "raccogliere le informazioni proveniente dal costruttore", bensì è "il frutto dell'incrocio dei dati raccolti dalla scatola nera, dalle immagini del sistema di sorveglianza e delle spiegazioni fornite dalla stessa Leitner". Così facendo, tra le altre cose, è stato possibile identificare l'abitudine di ricorrere alla cosiddetta 'modalità di servizio', facendo cioè viaggiare le cabine senza vetturino a bordo. Una modalità che per l'impianto del Mottarone non era lo standard, ma divenuta abituale in seguito all'emergenza Covid. Sul tema dei segnali di allarme è intervenuto anche l'avvocato di Leitner, Paolo Corti, ribadendo che "l'impianto era sicuro" e che tra le cause delle notifiche registrate c'erano "problemi di trasmissione dei dati". 

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