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No Tav, Digos: in Valle di Susa guerriglia come Kurdistan

Piemonte
©Ansa

Il dossier individua "gli ordigni esplosivi" e gli strumenti utilizzati nel corso degli attacchi al cantiere, tra cui un particolare dispositivo da lancio che per anni è stato un mistero per gli stessi investigatori

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La mobilitazione contro il Tav in Valle di Susa è diventata "il principale terreno di scontro con lo Stato" da parte degli antagonisti, che nel corso del tempo hanno utilizzato "tecniche di guerriglia mutuate verosimilmente anche da altri territori di conflitto bellico (vedi il Kurdistan) e adattate al particolare contesto boschivo". 

La relazione

Questo è quanto si legge in una relazione inviata dalla Digos di Torino all'autorità giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta sul centro sociale Askatasuna, sfociata nei giorni scorsi nel rinvio a giudizio di 28 militanti. Il dossier individua "gli ordigni esplosivi" e gli strumenti utilizzati nel corso degli attacchi al cantiere, tra cui un particolare dispositivo da lancio che per anni è stato un mistero per gli stessi investigatori.

I dispositivi

Il dispositivo in questione è soprannominato dagli attivisti "sparapatate" e la Digos, dopo una serie di accertamenti tecnici, lo ha definito "uno strumento artigianale equiparato a un'arma letale in grado di lanciare oggetti a lunga gittata a una velocità da proiettile". Nel rapporto si spiega che "soprattutto negli anni fra il 2011 e il 2015" nel corso degli attacchi al cantiere del Tav "venivano riscontrati lanci di oggetti verso le forze di polizia di cui non si riusciva a capire da dove provenissero". È stata un'intercettazione del 4 maggio 2020 a permettere agli investigatori di individuare l'oggetto. In una conversazione, un militante di Askatasuna spiegava che lo 'sparapatate' era portato da "un tipo strano che veniva al campeggio, arrivava, parcheggiava lontano, scendeva a piedi nel bosco e stava sempre bardato". Il dossier evidenzia l'interesse degli attivisti verso il confezionamento di ordigni fai da te come il 'tubo bomba' che, come viene spiegato da uno degli indagati ai compagni, " è usato in Nicaragua, si mette un petardino o un petardone insieme a una biglia".