Torino, detenuto malato di Sla ottiene i domiciliari dopo 12 istanze

Piemonte

Il suo legale ha presentato le richieste allegando quattro perizie, ma il gip del Tribunale di Asti e il Riesame hanno sempre confermato il carcere. In seguito ai peggioramenti delle ultime settimane, i giudici d'Appello hanno stabilito l'incompatibilità delle sue condizioni di salute con la detenzione

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La Corte d'Appello di Torino ha concesso i domiciliari a Maximiliano Cinieri, ex allenatore di squadre dilettantistiche di calcio 45enne, in carcere dallo scorso agosto per scontare una condanna a otto anni per estorsione. Affetto da una grave forma di Sla, il suo legale, avvocato Andrea Furlanetto, ha presentato dodici istanze, allegando quattro perizie, ma il gip del Tribunale di Asti e il Riesame hanno sempre confermato il carcere. In seguito ai peggioramenti delle ultime settimane, i giudici d'Appello hanno stabilito l'incompatibilità delle sue condizioni di salute col carcere.

La decisione dei giudici

In pochi mesi Cinieri ha perso l'uso delle braccia e delle gambe, non riuscendo più a nutrirsi da solo, e nelle ultime settimane le sue condizioni sono peggiorate ulteriormente. "Le condizioni di salute di Cinieri - scrivono i giudici della Corte d'Appello - sono da ritenersi incompatibili con la detenzione in carcere, deve essere accolta la richiesta di sostituzione della misura cautelare in atto con gli arresti domiciliari a casa". Cinieri è già tornato nella sua abitazione ad Asti. Ad attenderlo c'era la figlia, che con i suoi appelli aveva portato alla luce la vicenda.

Le parole della figlia

"Sono contentissima: finalmente hanno riconoscito la malattia di mio padre, che ora si trova a casa con me e mia madre". Lo afferma, interpellata dall’ANSA, Valeria Cinieri, figlia di Maximiliano. "Dobbiamo ringraziare i medici e i periti della Corte D'Appello che hanno guardato le cose in maniera imparziale, come doveva essere fatto da subito - aggiunge Valeria che per mesi ha portato avanti la battaglia - Quattro medici avevano diagnosticato che mio padre per le sue condizioni era incompatibile con il carcere. Solo un medico sosteneva il contrario e il Tribunale di Asti ha dato ragione a lui. Non volevamo fare questa battaglia, ma ci hanno obbligato. Ora che è ai domiciliari potremmo assistere papà e fargli fare le visite di cui quotidianamente ha bisogno e inizieremo delle cure sperimentali", conclude Valeria.

Un'immagine simbolica della cella di un carcere italiano . ANSA

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