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Torino, don Roberto Repole nominato nuovo arcivescovo dal papa

Piemonte

Sarà anche vescovo di Susa, unendo 'in persona Episcopi' le due sedi diocesane. "Ho il cuore colmo di emozione", ha commentato il sacerdote dopo la nomina.

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Don Roberto Repole è stato nominato da Papa Francesco nuovo arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, unendo 'in persona Episcopi' le due sedi diocesane. Lo ha riferito la sala stampa vaticana confermando le indiscrezioni della vigilia. Il teologo prende il posto di monsignor Cesare Nosiglia, il quale ha lasciato l'incarico per aver superato i limiti d'età.

©Ansa

Chi è don Roberto Repole

Repole è nato il 29 gennaio 1967 a Torino. Dopo gli studi superiori svolti presso il Seminario Minore, è stato accolto nel Seminario arcivescovile di Torino dove ha frequentato i corsi filosofico-teologici. Ha completato la formazione conseguendo la Licenza e il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato sacerdote il 13 giugno 1992. Docente di Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica di Torino e l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino, è stato anche presidente dell'Associazione Teologica Italiana, preside della sezione di Torino della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e membro del Consiglio direttivo dell'agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione della qualità dell'Università e Facoltà ecclesiastiche. Inoltre è stato coordinatore diocesano della pastorale universitaria e, per un quinquennio, membro della Commissione ecumenica diocesana. È collaboratore della parrocchia Santa Maria della Stella a Druento, assistente ecclesiastico diocesano del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, Meic, e membro del Consiglio presbiterale.

Don Repole inoltre è il teologo che curò una collana di libri della Lev, l'editrice vaticana che finì nelle cronache per il 'caso' di una lettera inviata dal Papa emerito Benedetto XVI, pubblicata dal dicastero della Comunicazione parzialmente. Era marzo del 2018. Il dicastero, guidato allora da mons. Dario Viganò, pubblicò inizialmente solo la parte della lettera alla Lev in cui Ratzinger evidenziava la continuità tra il suo pontificato e quello di Francesco, omettendo invece quella in cui il Papa emerito muoveva delle critiche per la scelta di uno degli autori della collana.

"In mia nomina vedo estro e fantasia dello Spirito"

"Ho il cuore colmo di emozione. La mia nomina ad arcivescovo di Torino e vescovo di Susa era umanamente del tutto imprevedibile". Queste le prime parole di don Roberto Repole dopo l'annuncio in Vaticano e, in contemporanea al Santuario della Consolata, del successore di monsignor Nosiglia. "La mia nomina - ha detto - non può essere opera semplicisticamente umana. Nella fede la leggo come l'opera della fantasia e dell'estro dello Spirito. E vivo sicuro che come la mano di Dio non mi ha mai abbandonato in questi anni, e come anzi la sua presenza si è fatta con il tempo sempre più intensa, così continuerà ad affiancare i miei passi".

"Chiese di Torino e Susa non hanno solo passato glorioso, hanno presente stimolante e avvincente"

Il neo arcivescovo ha poi parlato del doppio incarico: "Sono certo di non aver mai cercato in alcun modo un ministero come quello che oggi mi viene affidato. E poi ho la grande grazia di dover servire due Chiese che conosco, pur in modo evidentemente diverso. La Chiesa di Torino è la mia Chiesa, tanto amata. È qui che ho ricevuto il dono più bello di tutti, quello della fede, quello della compagnia di Cristo. La Chiesa di Susa ho avuto modo di conoscerla invece soprattutto attraverso diversi incontri di formazione e di ritiro dei preti. Ne ho sempre raccolto la sensazione di una comunità in cui, con semplicità, si serve il Signore e ci si vuole bene". Per Repole "le Chiese di Torino e di Susa non hanno solo un glorioso passato, hanno un presente e tale presente può essere stimolante e avvincente. Ciò che offriamo è la straripante bellezza del Vangelo, che può generare senso di vita per i più giovani, sollievo e compagnia per i più anziani, vicinanza e cura per i malati, accoglienza ospitale per tutti i poveri e gli emarginati".