I fattorini di Uber Eats hanno diritto al riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato: è il senso di una sentenza con cui il tribunale del lavoro di Torino ha condannato una società collegata, Uber Italy
I fattorini di Uber Eats hanno diritto al riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato: è il senso di una sentenza con cui il tribunale del lavoro di Torino ha condannato una società collegata, Uber Italy, al termine di una causa promossa da 10 rider. Sulla vicenda è in corso a Milano un procedimento penale per caporalato.
La sentenza
I giudici hanno intimato a Uber Italy di versare a ciascun ricorrente la retribuzione e le indennità corrispondenti al periodo di lavoro svolto. Non hanno riconosciuto i danni per la mancata applicazione delle misure di sicurezza e il mancato rispetto della privacy.
Le accuse
I rider, spesso stranieri reclutati nei centri di accoglienza, hanno affermato che erano pagati tre euro a consegna, soggetti a ritmi di lavoro "massacranti", e multati senza vere giustificazioni.
"Si lavorava - spiega all'ANSA dopo la sentenza un ventunenne di origini nigeriane - in qualsiasi condizione, sotto la pioggia, al freddo, ma senza assicurazione e senza tutele. Se capitava un incidente e si chiamava l'azienda non si ricevevano risposte. Ora sono molto contento di questa decisione del tribunale".
La legale dei rider: "Fatta giustizia"
"E' stata fatta giustizia di una condizione di lavoro fuori da ogni parametro che getta vergogna sul nostro Paese". E' quanto dichiara dopo la sentenza del Tribunale di Torino l'avvocato Giulia Druetta, che ha assistito i ricorrenti insieme al collega Sergio Bonetto. "Dalle carte dell'inchiesta penale di Milano - sottolinea - è emerso che ai rider ci si riferiva con termini quali 'schifosi' o 'senzatetto maleodoranti'. Ora vedremo come andrà il processo. Ma dal punto di vista dell'inquadramento lavorativo mi sembra chiaro, visto che noi parlavamo di fatti avvenuti ancora nel 2020, che la situazione, nonostante il decreto legge del 2019, non può dirsi risolta. La piaga è da sanare".
Uber Eats: "Sentenza riguarda situazioni passate"
"La decisione odierna riguarda una situazione passata e ben specifica, che coinvolge una società di delivery con cui non lavoriamo più. Nell'ultimo anno abbiamo rivisto e rafforzato i nostri processi, introducendo una serie di modifiche per fornire ai corrieri indipendenti un ambiente di lavoro sicuro, gratificante e flessibile", fa sapere Uber Eats in merito alla sentenza. "Siamo in attesa di ricevere le motivazioni della sentenza - conclude la società - dopodiché valuteremo l'opportunità di ricorrere in appello".