Torino, visita di Sergio Mattarella per i 190 anni dalla nascita del Consiglio di Stato

Piemonte
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Alle 16 l’ultimo appuntamento ufficiale: la cerimonia per il 60° anniversario della morte di Luigi Einaudi, il secondo presidente della Repubblica Italiana eletto nel 1948

Sergio Mattarella in visita a Torino, probabilmente il suo ultimo saluto da presidente della Repubblica ai torinesi. Ed è accompagnato dal presidente del Piemonte, Alberto Cirio, e dal sindaco Stefano Lo Russo. "La pandemia ha tra i suoi aspetti più duri l'isolamento, ma noi non ci siamo mai sentiti soli: l'abbiamo sempre sentita al nostro fianco. Così come abbiamo sempre percepito in modo chiaro il suo impegno nel ribadire che il virus è il male e il vaccino è il bene, è la cura". Così il governatore del Piemonte si è rivolto a Mattarella. "Sono orgoglioso di accoglierla in una Regione che, grazie a una efficace campagna vaccinale, ha i parametri sanitari tra i migliori in Europa ed è la prima Regione in Italia per terze dosi già somministrate. Questo grazie allo sforzo straordinario messo in campo da tutto il sistema Piemonte, che vede tutti i poteri dello Stato e tutte le istituzioni lavorare insieme. Un sistema che in questa Regione ha potuto contare sull'impegno e la serietà di tutte le forze e istituzioni dello Stato".

L'inaugurazione del Palazzetto

Visitato teatro Carignano per la celebrazione dei 190 dalla nascita del Consiglio di Stato, Mattarella si è spostato anche al Museo del Risorgimento. Adesso è a Borgo Dora, a pochi passi dalla sede dell’Arsenale della Pace, e ha inaugurato il palazzetto dello sport: "Come l'Arsenale - ha detto - era un luogo di guerra ed è diventato un luogo di pace, il Sermig, questo nuovo palazzetto dello sport era un luogo abbandonato, pieno di siringhe, dove I ragazzi del quartiere venivano a giocare a calcio tra immondizia e macerie. La vita va sognata e poi realizzata, così come ha fatto lei Ernesto Olivero (il fondatore del Sermig, ndr)". Davanti al presidente Mattarella sono sfilati alcuni delle centinaia di ragazzi che hanno partecipato all'inaugurazion3. Il Sermig ha regalato un paio di scarpe sportive gialle e blu, i colori di Torino, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Grazie per questo splendido dono - ha scherzato il Capo dello Stato - se avessi mezzo secolo in meno le userei volentieri....". E poi: "Questa realizzazione dimostra che le cose che appaiono impossibili sono in realtà possibili. Purché ci sia iniziativa, fiducia, affidamento alla solidarietà. Questa è una iniziativa che vale per chi la frequenterà potendo, grazie ai volontari, fare sport in maniera aperta e serena, crescendo nella capacità di fare squadra, di competere con gli altri, ma lo è anche come punto di coesione per chi vive qui intorno. E' esempio di come si vive insieme, di come si è comunità". Infine, alle 16 l’ultimo appuntamento ufficiale: la cerimonia per il 60° anniversario della morte di Luigi Einaudi, il secondo presidente della Repubblica Italiana eletto nel 1948. La cerimonia si svolgerà nella sede della fondazione Einaudi.

Embraco, lavoratori a Mattarella: "Siamo disperati"

"Ci appelliamo a lei presidente, che è il capo dello Stato, il garante della nostra Costituzione: una multinazionale non può cancellare i diritti di cittadine e cittadini in questa maniera. Chiediamo una cosa semplice: tornare a lavorare", è un passaggio della lettera a Mattarella, che i lavoratori della Embraco di Riva di Chieri hanno consegnato davanti al Sermig al prefetto Raffaele Ruberto. "Siamo 391 famiglie sempre più disperate, da anni sopravviviamo con le poche risorse della cassa integrazione. Molti hanno dovuto fare sacrifici impensabili come vendere casa". Il prefetto Ruberto si è impegnato a consegnare la lettera dei lavoratori al presidente Mattarella, che sta ora pranzando al Sermig. "Per un territorio come il nostro - prosegue la lettera - già pesantemente segnato dalla crisi decennale, e da processi di deindustrializzazione, di declino economico e di povertà, con la scomparsa di 400 aziende nel solo settore metalmeccanico e la conseguente perdita di posti di lavoro per oltre 32mila persone, il nostro caso non può e non deve concludersi il 22 gennaio con il licenziamento e la disoccupazione".

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