Questo è quanto si ricava da un passaggio dell’ordinanza con cui i giudici hanno disposto gli arresti domiciliari, anche se il provvedimento è comunque sospeso, per il gestore dell’impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. Il riferimento è alla mancata rimozione dei forchettoni: i macchinisti non avevano “pieno titolo” per disobbedire
Il tribunale del riesame di Torino scagiona i dipendenti della funivia del Mottarone in merito all'incidente dello scorso 23 maggio. Questo, almeno, è quanto si ricava da un passaggio dell'ordinanza con cui i giudici hanno disposto gli arresti domiciliari (il provvedimento è comunque sospeso) per il gestore dell'impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio.
La decisione
Il riferimento è alla mancata rimozione dei 'forchettoni', i ceppi che bloccavano il sistema frenante delle cabine. L'ordine di lasciarli al loro posto era impartito dal capo servizio Gabriele Tadini (ai domiciliari dallo scorso maggio) e, secondo i magistrati del capoluogo piemontese, i macchinisti non avevano "pieno titolo" per disobbedire, visto la differenza del livello di conoscenze e di preparazione tecnica. A questa conclusione i giudici sono giunti esaminando la giurisprudenza della sezione lavoro della Corte di Cassazione e ciò che stabilisce il codice civile.
Riesame: in scarcerazione gip Verbania non tenne conto di “elementi obiettivi”
Quando dispose la scarcerazione di due degli indagati per la sciagura del Mottarone, la gip Donatela Banci Buonamici, del tribunale di Verbania, non tenne conto di alcuni "elementi obiettivi" emersi nel corso dell'indagine dei carabinieri e della procura. È il parere espresso dal tribunale del riesame di Torino - secondo quanto apprende l'Ansa - in un passaggio dell'ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari per Luigi Nerini, gestore della funivia, e per Enrico Perocchio, direttore di esercizio.
I passaggi dell’ordinanza
I giudici del capoluogo piemontese hanno commentato così la ricostruzione dei fatti operata dalla collega di Verbania nel suo provvedimento. Banci Buonamici aveva anche scritto che uno dei testimoni chiave, un dipendente della funivia, "mai avrebbe dovuto essere sentito come persona informata sui fatti" perché, dopo l'audizione del capo servizio Gabriele Tadini (rimasto agli arresti domiciliari) era potenzialmente "incriminabile". Il tribunale del riesame ha però osservato che non se ne comprende il motivo, anche perché gli interrogatori - ovviamente in sedi diverse - si stavano svolgendo nello stesso momento.
“Decisione non togliere freni cabina condivisa da tutti”
La decisione di non togliere il blocco dei freni dalla cabina della funivia del Mottarone "era stata condivisa da tutti". È uno dei passaggi dell'interrogatorio di Gabriele Tadini, capo servizio dell'impianto, oggi agli arresti. Il brano, secondo quanto apprende l'Ansa, è contenuto nell'ordinanza con cui il tribunale del riesame di Torino ha disposto i domiciliari (ma il provvedimento è sospeso in attesa della Cassazione) anche per il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. "A Perocchio dissi che sarei andato avanti con i 'forchettoni' e lui non rispose", ha raccontato Tadini, aggiungendo di averlo detto "tre volte" a Nerini.
Il maltempo potrebbe rallentare la rimozione della cabina
Non è ancora stata comunicata la data del trasferimento con l'elicottero dei resti della funivia. I lavori in quota stanno proseguendo: le squadre dei vigili del fuoco hanno ulteriormente stabilizzato il moncone del traliccio e smontato in più parti la cabina, cosi da renderla trasportabile. Nei prossimi tre giorni è prevista pioggia e questo potrebbe allungare i tempi. Solo ad inizio settimana si saprà qualcosa di più sulla data del trasferimento della cabina, che i vigili del fuoco stanno sezionando, alla stazione intermedia dell'Alpino. L'altro ieri, intanto, è stato fatto un sopralluogo nell'area da parte del capo degli elicotteristi dei vigili del fuoco.