Secondo quanto si apprende, gli indagati sono tre e tra loro figura anche il coordinatore regionale Luigi Cortese. Il caso riguarda uno striscione comparso nel 2019 in città
La procura di Torino ha chiuso un'indagine per apologia di fascismo su Forza Nuova. Secondo quanto si apprende, gli indagati sono tre: si tratta del coordinatore regionale Luigi Cortese, di Stefano Saija e di Alessandro Balocco, oggi segretario provinciale di Italexit con Paragone a Cuneo. Il caso riguarda uno striscione comparso nel 2019 in città, in corso Unità d'Italia, sul quale si leggeva "spezza le catene dell'usura, vota fascista, vota Forza Nuova". Cortese ha negato di essere l'autore e di avere autorizzato l'iniziativa.
Stefano Saija, dirigente di spicco di Forza Nuova Torino all'epoca dei fatti , è indagato anche dalla Procura di Roma per istigazione a delinquere per un comunicato del partito pubblicato domenica scorsa.
L'inchiesta
Il fascicolo è un frammento di un'inchiesta assai più vasta, svolta dalla Digos, sugli ambienti dell'estrema destra piemontese. Sotto la lente degli investigatori, oltre a Forza Nuova, erano finite le associazioni Rebel Firm e Legio Subalpina; si era scavato tra i contatti con le formazioni oltranziste di 'Generazione identitaria' e degli anglosassoni 'Combat18" ("I combattenti di Adolf Hitler"). Due ondate di perquisizioni in rapida successione portarono al recupero, nelle case di alcuni militanti, di una quantità di materiale: poster di Mussolini, bandiere della Repubblica sociale e della Decima Mas, libri sulla Germania nazista, spille con le svastiche, scudi in plexiglass, mazze, pistole giocattolo, fucili per soft air. Un attivista fu anche arrestato per il possesso di munizioni da guerra.
Il grosso delle accuse, secondo quanto è trapelato, non è stato mandato avanti. I magistrati hanno disposto lo stralcio di una serie di posizioni, mossa che di solito prelude a una richiesta di archiviazione. Avere in casa gadget che si richiamano a fascismo e nazismo non è reato.
La vicenda dello striscione
Resta però aperto il caso dello striscione. In quel periodo del 2019 si era nel mezzo della campagna elettorale per le europee e uno dei temi portati avanti da Forza Nuova era la lotta al fenomeno dell'usura. La tesi è che qualcuno, forse tra i più giovani, avesse vergato la scritta "vota fascista". Negli ambienti gira voce che, all'epoca, anche il leader nazionale, Roberto Fiore, non avesse approvato.