Nicola Lagioia vince il Premio Lattes Grinzane 2021

Piemonte

L’autore si è aggiudicato il riconoscimento con il romanzo “La città dei vivi”. A proclamare la vittoria sono stati i voti di 25 giurie (ventiquattro in Italia e una a Madrid) composte da 400 studentesse e studenti delle scuole superiori

Nicola Lagioia, con il romanzo “La città dei vivi”, edito da Einaudi, si è aggiudicato l'undicesima edizione del Premio Lattes Grinzane, riconoscimento internazionale intitolato a Mario Lattes e dedicato ai migliori libri di narrativa pubblicati nell'ultimo anno da autori italiani e stranieri. A proclamare la vittoria di Lagioia sono stati i voti di 25 giurie (ventiquattro in Italia e una a Madrid) composte da 400 studentesse e studenti delle scuole superiori.

Le motivazioni del riconoscimento

Il romanzo racconta un fatto reale: l'omicidio di un giovane da parte di due ragazzi di buona famiglia. "Proprio immergendosi nel pulsante respiro di Roma - si legge nella motivazione - il narratore porta alla luce tanti resistenti barlumi di umanità; interroga con trattenuta delicatezza, senza moralismo, ma anche senza indulgenza, le ragioni di ciascuno, lontano da ogni indiscrezione e da ogni compiacimento per l'eccesso. Dalle ragioni di un male che sembra rappreso nelle cose, nello sfaldarsi degli spazi civili e sociali, pare quasi estrarre una speranza di umanità e di riscatto".

Il commento di Lagioia

"Ho impiegato più di 4 anni a scrivere questa storia - ha commentato Lagioia dopo aver ricevuto il premio -, il primo a raccogliere dati e a intervistare i protagonisti reali della vicenda, gli altri tre a raccontarla. E quando mi sono dato alla scrittura, diciamo alla letteratura, le cose hanno cominciato ad andare al loro posto. È come se la scrittura si fosse fatta corazza da palombaro. Protettiva. E quando ho finito di scrivere, la storia mi ha sputato fuori. Adesso - ha aggiunto - ne sono un lettore come tutti gli altri. Di fatto tutte le storie raccontano cose negative, dalla tragedia ad oggi. Allo scrittore non manca mai l'oggetto. Le opere scritte, per strategia retorica, non danno mai risposte, ma sollevano le domande più giuste. forse le più umane possibili. E il lettore - ha concluso l'autore, che è anche direttore del Salone del Libro di Torino -continua ad interrogarsi su quelle questioni, anche finito il libro”.

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