Propaganda nazi-fascista sui social, quattro indagati a Torino

Piemonte
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Quattro persone, tutte residenti nel Torinese, sono accusate di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa

 La Digos della Questura di Torino ha concluso una indagine nei confronti di quattro persone, tutte residenti nel Torinese (un pensionato di 62 anni, due dipendenti di una società di lavorazioni meccaniche di 37 e 46 anni e un 57enne addetto alla vigilanza privata), accusate di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. I quattro pubblicavano sui social, e su diverse chat, immagini e frasi dal contenuto nazista, razzista e antisemita. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati numerosi indumenti, fibbie, elmetti, berretti, foulard, bandiere, medaglie, crest, timbri, distintivi, adesivi, foto, manifesti e quadri con simbologie nazi-fasciste nonché una carabina ad aria compressa e un machete illegalmente detenuti. Nel computer del 57enne è stato rinvenuto anche materiale pedopornografico.

Operazione della Digos con quattro indagati dell estrema destra. e un notevole sequestro di materiale. Torino, 16 settembre 2021 ANSA/JESSICA PASQUALON
I sequestri - ©Ansa

Le indagini

Si tratta della seconda tranche di un'indagine avviata dalla Digos di Torino nell'inverno 2020 nei confronti di altri due militanti denunciati per aver pubblicato sui loro profili Facebook immagini e frasi dal contenuto nazista, razzista e antisemita. Dall'analisi dei contenuti multimediali dei supporti informatici sequestrati ai primi due indagati, sono emerse evidenze probatorie che hanno portato alle quattro denunce odierne. 

Digos: "Trovati i soggetti più esposti"

"Siamo riusciti a trovare i soggetti più esposti in queste chat e bloccare queste azioni di inneggiamento al nazifascismo", spiega il capo della Digos di Torino, Carlo Ambra. "Si tratta di un'articolata indagine nei confronti di un gruppo di militanti nazifascisti che operavano nel tessuto torinese e che in profili Facebook e sulle chat Telegram e Whatsapp inneggiavano al nazifascismo, al razzismo, all'odio nei confronti degli extracomunitari e all'antisemitismo - aggiunge Ambra -. Esaltavano anche azioni violente perpetrate in altri contesti territoriali ai danni di stranieri come le azioni violente di Macerata del 2018 e i raid razziali del 2020 a Marsala". 

Il contenuto dei post

Venivano diffusi immagini e simboli che esaltavano i valori del nazionalsocialismo, l'odio nei confronti degli immigrati nonché una profonda ostilità anche nei confronti di partiti e movimenti di opposta ideologia.

"Il Reich di Adolf Hitler fece ciò che andava fatto, a mio parere nel modo più idoneo" ; "Gli ebrei erano mercanti, usurai, artisti di teatro, ragionieri, notai.... al Reich non servivano...", il tenore dei messaggi nelle chat ritrovate sui dispositivi elettronici degli indagati. "Non sono manco adatti a farne sapone, perché si sa il nero non pulisce ... andrebbero fucilati, e il loro Paese raso al suolo". Nei messaggi che si inviavano, gli indagati inneggiavano alle figure di Hitler e Mussolini, "sieg heil my Führer", e alla "pulizia etnica": "dove sei collega? nei parcheggi a cacciare i n...i di m...a", "dalle 10 alle 14 a fare un po' di pulizia etnica". Commenti choc anche sulla Shoah: "sono morti... perché inadatti a qualsiasi lavoro... tranne lo strozzinaggio, muovere soldi per arricchirsi, o mettere in ginocchio le economie dei Paesi che li ospitavano, praticamente serpi in seno che il nostro fuhrer d'Europa quasi ha estinto". 

Operazione della Digos con quattro indagati dell estrema destra. e un notevole sequestro di materiale. Torino, 16 settembre 2021 ANSA/JESSICA PASQUALON
I sequestri

Indagati inneggiavano all'estremista di destra Luca Trani 

Gli indagati inoltre inneggiavano a Luca Trani, l'estremista di destra che nel febbraio 2018 a Macerata sparò con una pistola ferendo gravemente sei stranieri. "Hai sentito a Marsala? Bravi ragazzi, che dire? Onore a voi e liberi subito", scrivevano in riferimento alle spedizioni punitive contro gli stranieri avvenute nel 2020. 

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