Furino, ex Juventus: "Ho attaccato il Covid a mia moglie, che è morta"

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Il racconto dell'ex bianconero: "Ma mentre noi guarivamo lei cominciava ad avere seri problemi di saturazione. Da quando è stata ricoverata non l’ho più vista. Non dimenticherò mai questo dolore tremendo"

Il dramma ha sconvolto Beppe Furino, 15 anni alla Juventus tra il 1969 e il 1984 vincendo otto scudetti, due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa. Ha perso la moglie a causa del Coronavirus. Lo ha raccontato intervistato da Il Corriere della Sera: "Sono davvero frastornato, è accaduto tutto troppo in fretta. Purtroppo credo di avere fatto da untore, portando a casa il virus. Ci ha preso tutti, in famiglia. Ma mentre noi guarivamo lei cominciava ad avere seri problemi di saturazione. Da quando è stata ricoverata non l’ho più vista. Non dimenticherò mai questo dolore tremendo". (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI)

L'intervista

E ancora: "Era una vera tifosa da stadio, andava nei distinti al Comunale prima che io la convincessi a seguirmi in tribuna. Erano anni meno esasperati di questi, si poteva anche perdere ma non si perdeva il sorriso. Siamo peggiorati, e mi ci metto dentro anche io. Vivo una tensione che non mi apparteneva". Da piccolissimo, un'altra epidemia costrinse Furino a cambiare casa: "Ci furono dei casi di tifo in Campania, nel paese di mio padre, dalle parti di Nola. Andai a vivere per un anno dai miei nonni materni a Ustica. Avevo tre o quatto anni. Allora non avrei mai pensato di diventare un calciatore, a casa mia l’unico tifoso ero io. Ero juventino ben prima di arrivare a Torino, a 12 anni. I primi calci in piazza d’Armi, qualche torneo all’oratorio di Santa Rita e dopo appena un mesetto l’approdo nella mia squadra del cuore, nel Nucleo Addestramento Giovani diretto dal mitico Pedrale. La mia carriera è stata una cavalcata felice, il calcio mi ha dato tutto".

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