Mondo Convenienza, la procura di Ivrea ha aperto un'inchiesta per caporalato e razzismo
PiemonteI reati ipotizzati sono estorsione, maltrattamenti, caporalato e discriminazione razziale. L’inchiesta nasce dalle denunce sporte da un gruppo di facchini che avevano raccontato di essere sfruttati dalla cooperativa, la quale replicava: “Nessun lavoratore è mai stato minacciato di licenziamenti o altro”
La procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta sulle condizioni di lavoro dei facchini e montatori di mobili del colosso dell’arredamento Mondo Convenienza. Estorsione, maltrattamenti, caporalato e anche l’aggravante della discriminazione razziale sono i reati ipotizzati dal sostituto procuratore Alessandro Gallo in relazione ai fatti denunciati dai lavoratori che raccontavano di essere sfruttati dalla cooperativa Tsl Service a cui si appoggia l’azienda di Settimo Torinese e di cui erano dipendenti. A riportare la notizia è l’edizione torinese de la Repubblica.
L’inchiesta
Come riporta il quotidiano, l’inchiesta nasce dalle denunce sporte da un gruppo di facchini (quasi tutti di nazionalità romena) che, oltre a fare causa civile, hanno deciso di muoversi anche sul fronte penale. L’avvocato Caterina Biafora, che li assiste, aveva già individuato nelle querele alcuni possibili reati. La procura dovrà accertare eventuali responsabilità da parte dei datori di lavoro. Centrale è il “603 bis”, ossia l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, punito fino a sei anni.
Le denunce dei facchini
I facchini hanno raccontato di turni massacranti e senza pause, nemmeno per un pranzo veloce. I soggetti raccontano che i gli orari andavano dalle sei del mattino alle 22.30, anche sette giorni su sette a seconda dei periodi. Hanno inoltre riferito che era negata la possibilità di prendersi ferie e permessi. Quasi tutti i lavoratori avevano spiegato di aver resistito perché spesso il loro era l’unico stipendio portato a casa, fino a quando lo stress e la fatica fisica non li avevano fatti desistere. Hanno anche parlato di minacce di licenziamento per chi provava a protestare.
Le lamentele in tutta Italia
Nel tempo erano state sollevate lamentele un po’ in tutta Italia che avevano portato anche alla creazione di una pagina Facebook chiamata “Mondo sofferenza”. I lavoratori raccontavano di aver prestato lavoro per cooperative che aprivano e chiudevano, emanazioni del colosso dell’arredamento, chiamato in causa anche in civile insieme al loro diretto datore di lavoro. La Repubblica riporta le dichiarazioni dei montatori: “Il lavoro iniziava all’alba con la consegna del denaro preso dai clienti il giorno prima, poi ci venivano date le indicazioni per le consegne da fare a cui non potevamo sottrarci nemmeno se era tardi e avevamo la schiena a pezzi». Dovevano mettere i mobili sui camion e poi trasportarli su per le scale, rispettare gli orari dati, e fare anche i percorsi più veloci ed economici. A chi protestava sarebbe stato detto “Romeno di m… se non ti sta bene, tornatene nel tuo paese”.
La cooperativa: “Nessun lavoratore è mai stato minacciato”
La cooperativa aveva replicato che molti romeni rivestono da loro posizioni di rilievo e, trattandosi di un lavoro itinerante, non possono verificare il rispetto delle pause: “Nessun lavoratore è mai stato minacciato di licenziamenti o altro”.