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Processo per fatti piazza San Carlo, in aula sindaca Chiara Appendino

Piemonte

Alla sindaca e agli altri imputati sono contestate delle lacune nell'organizzazione e nella gestione della serata in cui, il 3 giugno 2017, 1600 persone rimasero ferite e due donne morirono

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E' ripreso oggi nel Palazzo di Giustizia di Torino il processo per i fatti di piazza San Carlo (FOTO), dove la sera del 3 giugno 2017, durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions League, una serie di ondate di panico tra la folla provocò 1600 feriti e più tardi il decesso di due donne. L'udienza è stata interamente dedicata agli interventi dei difensori della sindaca Chiara Appendino, gli avvocati Enrico Cairo e Luigi Chiappero. Le accuse contro la sindaca e altri quattro imputati sono di disastro, lesioni e omicidio colposo. "Parleranno gli avvocati", è stato l'unico commento della sindaca all'uscita del Palazzo di giustizia. 

La difesa: "E' stato un cigno nero"

"Io ho parlato del cigno nero", ha detto l'avvocato Chiappero parlando del suo intervento in aula. Il riferimento è alla 'teoria del Cigno nero', una metafora che descrive un avvenimento dalle conseguenze di vastissima portata ma raro, inaspettato e impossibile da prevedere. Alla sindaca e agli altri imputati sono contestate delle lacune nell'organizzazione e nella gestione della serata. "Ma io - ha detto l'avvocato - sono convinto che di fronte a quelle ondate di panico, definite 'imprevedibili' dallo stesso consulente del pubblico ministero, purtroppo non sarebbe cambiato nulla anche se l'allestimento fosse stato differente". "Fare meglio - ha osservato l'avvocato Chiappero, che ha definito l'accaduto "una disgrazia" - è sempre possibile, ci mancherebbe. Ma anche se il Comune e la Questura avessero fatto le cose diversamente non sarebbe cambiato nulla. Un esempio sono le transenne: avranno pure provocato delle lesioni a qualcuno, ma la gente, in preda al panico per quello che sul momento sembrava un attentato, cercava scampo ovunque, sotto i portici, dentro i portoni, ignorando qualsiasi tipo di avvertimento o di ostacolo. E' impensabile ipotizzare che una diversa disposizione delle transenne avrebbe provocato meno danni, o che per far tornare la calma sarebbe bastato un messaggio lanciato attraverso un altoparlante". Ampio spazio, nelle arringhe difensive, è stato dedicato anche al perimetro delle responsabilità riconducibili alla sindaca: "Esiste una differenza - hanno spiegato Cairo e Chiappero - tra un organo di indirizzo politico, come quello del primo cittadino, e l'organo della dirigenza, che si occupa di mettere in pratica indicazioni e richieste".