Il gruppo di malviventi durante i furti utilizzava dei jammer (disturbatori di frequenze), bande chiodate a quattro punte, maschere, guanti e attrezzi da scasso e auto rubate con targhe contraffatte
I carabinieri di Torino hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di tre pregiudicati, di cui due ultrasessantenni, accusati di 5 fra furti e tentati furti a bancomat di Poste Italiane e istituti di credito, nonché di 9 furti di auto commessi nelle province di Torino e Cuneo nell’autunno scorso. La tecnica adottata dai malviventi era quella della “marmotta”. La banda si avvaleva anche della collaborazione di un consulente esterno, dipendente di un’armeria, che forniva loro informazioni tecniche per il confezionamento degli ordigni. Quest'ultimo è stato sottoposto obbligo di dimora.
L'attività investigativa
Furto aggravato e detenzione di materiale esplosivo le accuse nei confronti della banda. Due dei presunti ladri si trovavano già in carcere, perché arrestati lo scorso 14 novembre durante l'assalto al bancomat di Garessio, nel cuneese. Il terzo è stato sottoposto all'obbligo di dimora. Spesso le "marmotte", cioè gli ordigni rudimentali, venivano testate sulle pareti blindate di istituti di credito dismessi, per provarne l'efficacia. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati chiodi a quattro punte, candelotti pirotecnici, disturbatori di frequenze, bande chiodate e piccoli ordigni già pronti.