"Qui ebrei", a Mondovì presidio di solidarietà con figlio della Rolfi

Piemonte
La scritta

Così Aldo Rolfi: "Non siamo davanti a una ragazzata. Questo gesto ha alle spalle un contesto ben preciso. Siamo davanti a una situazione di impoverimento culturale". Il vescovo del paese: "Gesto inqualificabile di odio razziale"

Un centinaio di persone, nonostante la pioggia, ha partecipato ieri sera a un presidio di solidarietà con il figlio della partigiana Lidia Beccaria Rolfi, vittima l'altra notte di un atto antisemita. "Non siamo davanti a una ragazzata", ha detto Aldo Rolfi. Poi: "Questo gesto ha alle spalle un contesto ben preciso. Siamo davanti a una situazione di impoverimento culturale: oggi persino nelle scuole non si parla più di cosa fu l'Olocausto. In un liceo, dove sono andato a parlare agli studenti mi sono sentito chiedere da una professoressa 'ma come erano organizzate le scuole ad Auschwitz?'". Inoltre, in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, ha aggiunto: "Questa è una settimana calda per molte ragioni. Stiamo arrivando al giorno della Memoria e poi ci sono importanti elezioni in Emilia-Romagna e Calabria. Ho anche scritto una pagina sul giornale locale dove faccio parlare mia madre e riprendo un articolo di Fiamma Nirenstein di 15 anni fa nel quale faceva notare come la crescita della Memoria sia accompagnata dalla crescita dell'antisemitismo. Forse questo può aver urtato la sensibilità di qualcuno. Oggi mia madre si farebbe una feroce risata perché era così, molto ironica e forte. E poi avrebbe detto che abbiamo fallito. Perché se questo è il messaggio dopo l'orrore dei campi, allora è un fallimento per tutti". Sulla stessa linea d'onda anche Stefano Casarino, presidente dell'Anpi di Mondovì: "Quello che è successo non è una ragazzata. Ora basta con l'indifferenza". 

La vicenda

Sulla porta della sua casa è comparsa la scritta in tedesco "Juden Hier", qui ci sono ebrei. Sul fatto stanno indagando "in tutte le direzioni" carabinieri e Digos di Cuneo. I manifestanti hanno intonato canti e letto scritti dei deportati davanti alla casa dove la donna, ex partigiana e deportata politica, ha vissuto sino alla morte, nel 1996, e dove ora abita il figlio Aldo. La famiglia Rolfi, fra l'altro, non è di origine ebrea, ma è comunque un simbolo della resistenza piemontese. Presente anche l'Anpi provinciale, rappresentata dalla presidente Ughetta Biancotto. L'associazione MondoQui, che ha organizzato il presidio, e il sindaco Paolo Adriano annunciano che lunedì 27 gennaio alle 20, nel Giorno della Memoria, si terrà una fiaccolata davanti al Comune di Mondovì. Il corteo andrà "dal Palazzo Comunale a via Lidia Rolfi, per esprimere solidarietà alla Comunità Ebraica e alle persone offese".

Crosetto: "Un gesto infame"

"Mi sento ferito, insultato da quella scritta e quella stella, sulla porta di una casa di Mondovì, come se le avessero fatte alla mia. Perché così sento la mia provincia, come casa. E proprio per questo so che la totalità delle persone che la abitano, disprezza questo gesto infame". E' il commento lasciato su Twitter di Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d'Italia.

Le parole del vescovo di Mondovì

Il vescovo di Mondovì, Egidio Miragoli, in una lettera di solidarietà ad Aldo Rolfi, si è riferito all’episodio indicandolo come "un gesto inqualificabile di odio razziale" e "inquietante". Nel testo si legge: "Quanto tristemente avvenuto, oltre a prendere di mira Lei e la Sua famiglia, va a colpire in modo ignobile la memoria della mamma Lidia, ma è motivo di sgomento e vergogna per tutti noi. L'ignobile scritta è prova di come, una volta di più, nei momenti di crisi (non solo economica) le menti e gli spiriti più poveri tendano a portare indietro l'orologio della Storia, riesumando le espressioni di un'intolleranza e di un'aggressività senza senso e senza limiti: quelle di chi non ha argomenti e verosimilmente reca in sé un vuoto abissale. Ripristinare le parole e i modi che inaugurarono la tragedia più spaventosa del secolo scorso è prova di un ritardo culturale e di una meschinità umana di fronte ai quali ogni uomo degno di questo nome inorridisce, anche a Mondovì, dove i nostri fratelli ebrei pagarono la repressione delle leggi razziali con la morte nei Lager. Auspico che la società monregalese tutta sappia reagire al vile episodio compattamente, testimoniando la propria scelta per una convivenza inclusiva, rispettosa dell'altro, capace di tolleranza e di fraternità. Anche per dare un futuro di dignità piena alle nuove generazioni". 

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