Omicidio di Stefano Leo a Torino, chiesto giudizio immediato per Said

Piemonte
La scena del delitto (ANSA)

Said Mechaquat aveva confessato di aver ucciso il giovane con una coltellata alla gola. Nei suoi confronti la Procura ha mossa l'accusa dell'omicidio premeditato aggravato dai motivi futili. L'assassinio è avvenuto lo scorso 23 febbraio nella zona dei Murazzi 

Omicidio premeditato aggravato dai motivi futili. È questa l'accusa mossa dalla procura di Torino nei confronti di Said Mechaquat, il 27enne marocchino reo confesso dell'omicidio di Stefano Leo, il giovane di Biella ucciso lo scorso 23 febbraio con una coltellata alla gola, in pieno giorno, sul lungo Po Macchiaveli, nella zona dei Murazzi di Torino (VIDEO). "L'ho ucciso perché era felice", aveva spiegato l'uomo ai carabinieri dopo essersi consegnato il 30 marzo successivo. Per Machequat, la Procura ha chiesto il giudizio immediato.

L'avvocato della famiglia: "Vogliamo giustizia"

"Con toni civili e con fiducia nell'ordinamento, la famiglia chiede che venga fatta giustizia", ha detto l'avvocato Niccolò Ferraris, legale della famiglia di Stefano. "Sulla base di ciò che è emerso in questi mesi sugli organi di stampa, ci pare che la ricostruzione della Procura sia corretta e appropriata - aggiunge il legale - Non possiamo ancora vedere gli atti e ogni valutazione la rimandiamo nella sede opportuna, che è quella processuale".  

La difesa chiederà il rito abbreviato

L'avvocato Basilio Foti, il difensore di Said Mechaquat, ha fatto sapere che per il suo assistito chiederà il rito abbreviato. "Ho un piccolo rammarico - dichiara il legale -. Per una causa del genere sarebbe stato meglio un'udienza preliminare preceduta da un avviso di conclusione indagini con la possibilità di leggere tutti gli atti d'indagine e magari di farsi interrogare. Così - conclude - mi sono trovato davanti alle cose fatte, con una minore possibilità d'azione difensiva".

La passata condanna di Mechaquat

Mechaquat si trovava a piede libero nonostante una condanna definitiva a 18 mesi senza condizionale per maltrattamenti in famiglia. La sentenza a suo carico era diventata definitiva perché la Corte d'Appello, su richiesta dell'Avvocato Generale Giorgio Vitari, ad aprile 2018 aveva dichiarato "inammissibile" il ricorso in appello. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, però, la notizia non fu comunicata al suo difensore dell'epoca, ma a un altro avvocato, Basilio Foti, indicato dallo stesso Said, che però non aveva mai assunto l'incarico e, peraltro, con il giovane non era mai entrato direttamente in contatto. L'avvocato Foti ora assiste Said nel procedimento per omicidio. 

Torino: I più letti