Ragazzo ucciso in strada a Torino, il patrigno: “Aiutatemi”

Piemonte
Foto di archivio (ANSA)

Il patrigno di Stefano Leo, il giovane ucciso il 23 febbraio scorso a Torino, sul lungo Po Machiavelli, ha imbucato 500 lettere chiedendo ai residenti della zona un aiuto per scoprire l'assassino 

Sono 500 le lettere imbucate per chiedere un aiuto a risolvere il caso dell'omicidio di Stefano Leo, il giovane sgozzato il 23 febbraio scorso a Torino sul lungo Po Machiavelli. A consegnare le missive è stato Alberto Ferraris, patrigno del giovane ucciso.

Le 500 lettere

"Prego che ognuno di voi - scrive Ferraris - abbia un sussulto, un ricordo, un'associazione di idee e sia in grado di indicare un giorno sospetto, un momento specifico su cui indagare, facendo una semplice segnalazione. Non si può accettare passivamente che cose come questa accadano nelle nostre città – prosegue il patrigno della vittima – L'assassino si è comportato in modo calcolato, premeditato e deve aver fatto uno o più sopralluoghi. In questo momento delle indagini credo sia importantissimo dare qualche indicazione riguardo a comportamenti sospetti nelle due settimane prima del 23 febbraio". Sul caso, coordinati dai Pm Enzo Bucarelli e Ciro Santoriello, indagano i carabinieri del comando provinciale di Torino. Ferraris chiede collaborazione ai residenti del quartiere Vanchiglia: "Sento che la svolta delle indagini arriverà da una persona che, con quelle energie formidabili che sono dentro a ognuno di noi, darà l'imbeccata decisiva per fare prendere alle indagini la strada giusta".

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