Il processo riguardava una variante al progetto originale dell'archistar Massimiliano Fuksas. Secondo l'ipotesi dell'accusa, la modifica era stata apportata soltanto per garantire dei vantaggi ad alcune imprese
Il processo, a Torino, per le presunte irregolarità nella costruzione del grattacielo che dovrà ospitare gli uffici della Regione Piemonte è terminato con l'assoluzione di tutti gli imputati. A essere chiamati in causa erano pubblici funzionari e imprenditori con accuse che andavano dal falso all'abuso d'ufficio e alla corruzione.
La richiesta della Procura
La procura aveva chiesto sei condanne, la più alta delle quali a tre anni e quattro mesi. Tra gli imputati, c'era anche l'ex presidente della Regione Ezio Enrietti, al processo nella veste di imprenditore. Il processo riguardava una variante al progetto originale dell'archistar Massimiliano Fuksas: secondo l'ipotesi dell'accusa, non accolta dal tribunale, la modifica era stata apportata soltanto per garantire dei vantaggi ad alcune imprese.
La sentenza di assoluzione
Oltre a Enrietti, la sentenza riguarda un suo collaboratore, Claudio Santese, e Paolo Rosa, geometra della Coop Sette. Poi, i funzionari regionali Maria Grazia Ferreri, moglie di Enrietti, Claudio Savasta e Luigi Robino. Le assoluzioni sono state pronunciate perché "il fatto non sussiste" o "il fatto non costituisce reato" a seconda delle rispettive posizioni. Assolte anche l'azienda Les e la società Torre Piemonte scarl.
Il commento di uno dei difensori
"Un riconoscimento per l'onestà di un funzionario che, se non fosse stato bloccato, avrebbe chiuso l'opera in sei mesi e senza danni collaterali". È il commento dell'avvocato Roberto Piacentino, uno dei difensori, alla sentenza con cui oggi il Tribunale di Torino ha assolto sei persone al termine del processo per presunte irregolarità nella costruzione della Torre Regione. Piacentino, in particolare, ha difeso Carlo Savasta, funzionario regionale, nominato direttore dei lavori. Savasta diede le dimissioni nel 2015 dopo aver ricevuto un avviso di garanzia. "Dopo di lui – ha detto il legale - la frequenza degli stati di avanzamento dei lavori crollò a picco". Nei giorni scorsi, su disposizione della magistratura, i carabinieri hanno messo sotto sequestro le piastrelle dell'edificio per problemi di usura: "Ma all'epoca di Savasta – ha sottolineato il legale - le piastrelle erano intatte e immacolate. Dopo non furono più protette".