Torino, in Siria per combattere Isis: "Ypg merita rispetto"

Piemonte
Immagine d'archivio (Getty Images)
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Uno dei cinque torinesi ad essersi unito alle milizie curde dell'Ypg e, per questo, oggetto di una richiesta di 'sorveglianza speciale' da parte della procura, commenta la decisione dei PM 

"È evidente che in Siria abbiamo ricevuto un addestramento militare. Ma questo ci rende socialmente pericolosi per la società? No - così Davide Grasso, uno dei cinque torinesi ad essersi unito alle milizie curde dell'Ypg e, per questo, oggetto di una richiesta di 'sorveglianza speciale' da parte della procura, commenta la decisione dei PM, i quali temono che i cinque siano diventati potenzialmente pericolosi per via dell'esperienza bellica maturata sul campo. "Forse dovremmo essere trattati con rispetto. Ma sicuramente devono essere trattate con rispetto le Ypg, le quali, combattendo contro l'Isis, hanno difeso anche le nostre città. La società ha un debito nei loro confronti", sottolinea Grasso, che ha incontrato oggi, sabato 5 gennaio, la stampa insieme a Fabrizio Maniero, anche lui destinatario del provvedimento dei pubblici ministeri.

"Non siamo terroristi"

"Prima di tutto - spiega ancora Grasso -, bisogna chiarire un aspetto: le Ypg non sono considerate formazioni terroristiche dalla comunità internazionale. Basti dire, per esempio, che durante l'avanzata su Raqqa erano sostenute dall'aviazione degli Stati Uniti. Voglio anche sottolineare che sono riuscite ad arrestare un estremista islamico, cittadino italiano, proprio mentre era in procinto di partire per l'Italia con propositi che non è difficile intuire". "Per tutte queste ragioni - afferma il combattente - noi non accettiamo di essere accostati alle persone che abbiamo combattuto".

Davide Grasso: "Richiesta ipocrita"

La richiesta di sorveglianza speciale mossa dalla procura di Torino è "ipocrita" e "strumentale". Delle cinque persone interessate, una è stata in Rojava per svolgere l'attività di giornalista, non per combattere. "Quello che intendono farci - dice - è un processo alle intenzioni. Non ci vengono contestati dei reati, non ci vengono mosse accuse specifiche. D'altra parte non abbiamo fatto nulla di male. Da noi non si sono mai levate istigazioni alla violenza o inviti a usare le armi. E i PM lo sanno. Per questo parlo di ipocrisia". "Ho ricevuto un addestramento di tipo militare - è la risposta di Grasso - e ho imparato a usare le armi. Ma non ero un militare prima e non lo sono adesso. La preparazione, peraltro, era lacunosa e insufficiente rispetto alla natura brutale e disumana degli avversari. E poi non era niente che non si potesse già trovare su internet, anche su Youtube".

Fabrizio Maniero: "Percezione della guerra lontana"

"Penso - osserva Maniero - che settant'anni di pace abbiano fatto bene all'Europa. Al tempo stesso però hanno allontanato la percezione che si ha di una guerra. È diventata una cosa lontanissima, una riduzione cinematografica, lo spezzone di un video. Io sono entrato in una Kobane con le case ridotte in frammenti e i muri, tutti i muri, crivellati dai proiettili. Ho visto scene di tristezza e di desolazione devastanti. La realtà non è un film. Anche per questo credo che in molti, qui, parlino con presunzione di argomenti che non conoscono".

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