Torino, rapirono un commerciante per vendicarsi di una truffa

Piemonte
Foto di archivio (ANSA)

Angelo Alosi e Simone Aleccia, imputati insieme a Filippo Bavuso con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, hanno fornito la loro versione sul rapimento di Ivan Napoli

Secondo quanto raccontato dagli stessi imputati davanti ai giudici della Corte d'assise di Torino, Ivan Napoli non fu rapito per chiedere un riscatto, ma sequestrato e picchiato per vendicarsi di una truffa subita. Angelo Alosi e Simone Aleccia, imputati insieme a Filippo Bavuso con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, hanno fornito la loro versione sul presunto rapimento di Ivan Napoli, commerciante di auto prelevato fuori da un motel e portato a forza in un garage dove è stato legato e picchiato il 24 aprile 2017.

La versione degli imputati

"Bavuso mi ha chiesto se potevo accompagnarlo perché aveva timore di trovare delle persone in più e io non mi sono tirato indietro, anche se ero in semilibertà - ha detto Alosi davanti ai giudici lunedì 17 dicembre, aggiungendo - Quello che è successo dopo l'ho saputo in seguito". Aleccia ha affermato di aver accompagnato il suo amico Bavuso all'appuntamento perché "era convinto che fosse una trappola, un'imboscata, di Christian Conversano (coimputato condannato con rito abbreviato)”. L'obiettivo dell'incontro, secondo il racconto dei due imputati, sarebbe stata una "discussione" che non poteva tenersi all'aperto perché "Alosi era in semilibertà e non si poteva stare all'aperto nel caso ci fossimo picchiati. Mi dispiace per l'accaduto e mi dispiace aver fatto dichiarazioni false all'inizio - ha continuato Aleccia - È emersa la bugia del sequestro, ma la verità era più semplice: Bavuso era stato truffato, come un sacco di persone". Aleccia prosegue il suo racconto: "Ivan Napoli usava questa scusa del sequestro affermando che la procura aveva congelato i suoi beni e quindi non aveva i soldi per pagare le auto o per restituire i prestiti".

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