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Crollo del liceo Darwin: Città Metropolitana condannata a risarcire

Piemonte
Il liceo Darwin, foto di archivio (ANSA)

Città metropolitana dovrà risarcire con quasi 400 mila euro la mamma di Vito Scafidi, il 17enne morto per il crollo del controsoffitto del liceo di Rivoli 

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Il tribunale civile di Torino ha condannato la Città metropolitana a versare un risarcimento di quasi 400 mila euro a Cinzia Caggiano, mamma di Vito Scafidi, lo studente morto nel 2008 a 17 anni per il crollo di un controsoffitto al liceo Darwin di Rivoli. "Si è affermato un diritto, con questa sentenza storica, forse cambieranno le cose" è il commento dell'avvocato Renato Ambrosio, legale della donna. L'indennizzo, fra processo penale e civile, supera in totale i 910mila euro. "Quanto accadde -aggiunge l'avvocato Ambrosio, insieme ai legali Gino Arnone e Gaetano Catalano - fu gravissimo. Una morte come quella di Vito è inaccettabile. Questo è stato un caso eccezionale e abbiamo lavorato per ottenere il massimo, perché solo così si può ottenere sicurezza. Sulla vita non si scherza. In questi dieci anni Cinzia si è battuta per affermare un messaggio: ci vuole attenzione, non superficialità". Nella sentenza, il giudice parla di "eccezionalità della situazione". Per la morte di Vito, nel 2015, la Cassazione ha reso definitive le condanne dei sei imputati.

L'incidente di cinque anni fa

Vito, 17 anni appena, morì a causa del crollo del controsoffitto della sua aula la mattina del 22 novembre 2008. Soltanto Vito perse la vita in quella tragedia, ma altri 17 compagni di classe rimasero feriti, tra loro anche uno dei migliori amici di Vito, che da quel giorno è costretto su una sedia a rotelle. La vicenda portò alla luce il problema della sicurezza degli edifici scolastici, sollevata dal presidente della Repubblica dell'epoca, Giorgio Napolitano.

Lo sfogo della madre

“Sono 120 mesi che Vito non torna a casa e nessuna cifra ce lo ridarà indietro". Così Cinzia, mamma di Vito, commenta la sentenza del tribunale civile. "Sulla nostra famiglia – continua la donna - sono state dette tantissime cattiverie. Qualcuno ha anche detto che mi sono arricchita sulla pelle di mio figlio, ma non hanno capito il mio messaggio. Io vorrei che l'attenzione fosse sulla sicurezza, cosa per cui continuo a lottare. Il tesoro più grande ce l'avevo quando avevo i miei figli a casa: ero la donna più ricca del mondo, non mi mancava nulla".

"Abbiamo perso. La vita non torna”

"Noi abbiamo perso, perché non c'è cifra che potrà ridarci indietro Vito. Questa somma non ci cambia la vita, ma la cambierà a tutti coloro che in futuro non perderanno i propri cari: qualcuno avrà capito che la posta in gioco, sulla sicurezza, è alta". Così commenta la sentenza Paola Scafidi, sorella di Vito. "Noi abbiamo perso. La vita non torna. Vito non torna più – aggiunge Paola - Siamo grati al giudice per l'attenzione che ha dato a questa vicenda. È stata giudice e mamma".