Resti umani abbandonati: sigilli al forno crematorio di Biella

Piemonte
Immagine d'archivio (ANSA)
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Il Tempio crematorio è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria questa mattina, a causa di presunte irregolarità nelle cremazioni

Presunte irregolarità nelle cremazioni: questa l’accusa mossa al tempio crematorio di Biella, che è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria. Il blitz, avvenuto questa mattina, venerdì 26 ottobre, nasce da un’inchiesta coordinata dal procuratore Teresa Angela Camelio, nel corso della quale sarebbero stati trovati resti umani abbandonati in scatoloni.

Gli arresti

A seguito delle indagini sono stati eseguiti anche due ordini di custodia cautelare in carcere nei confronti di due persone, Alessandro Ravetti e il figlio Roberto. Nell'inchiesta sarebbe coinvolto anche un terzo, un dipendente, ripreso dalle telecamere mentre agiva sui cadaveri le cui ossa sono state ritrovate all'interno di scatoloni. Bloccate, inoltre, una decina di esequie che erano in programma per la mattinata di oggi. 

La ditta che gestisce l'impianto

Il tempio è situato all'interno del cimitero della città, ed è gestito dalla società Socrebi, appartenente all'impresa di pompe funebri Ravetti, di cui Alessandro, uno dei due arrestati questa mattina, è l'amministratore delegato. La ditta Ravetti ha costruito la struttura e l'impianto, del valore di circa due milioni di euro, in cambio della concessione per la gestione del tempio per una durata di 27 anni. Pochi giorni fa il Consiglio comunale ha bloccato una delibera relativa alla costruzione di un secondo forno.

 

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