Nyt, Apple ha rimosso app concorrenti di Tempo di Utilizzo
TecnologiaMolti sviluppatori lamentano esclusioni improvvise e ingiustificate dall’App Store dal lancio della funzione iOS per gestione e controlli parentali. Ma per Apple violavano la privacy
Apple è interessata a promuovere un utilizzo sano e sicuro dei propri dispositivi, a patto però che i servizi usati siano quelli forniti dall'azienda stessa. Come spiega il New York Times, infatti, in seguito all’approdo su iOS della funzione Tempo di Utilizzo, che permette di impostare i controlli parentali sui device dei figli o monitorare le ore trascorse su app o siti, Apple avrebbe rimosso buona parte delle app ‘concorrenti’, che offrivano funzionalità utili a ridurre un’eventuale dipendenza da smartphone o tablet. Secondo Cupertino, tuttavia, le applicazioni sarebbero state estromesse dall’App Store, o costrette a cambiare alcune condizioni di utilizzo, poiché avrebbero violato alcune regole.
Nyt: Apple ha rimosso app popolari per controlli parentali
Con gli smartphone sempre più diffusi e ricchi di funzionalità, le applicazioni che aiutano a evitare un utilizzo eccessivo dei propri device possono diventare estremamente preziose. Su dispositivi iOS, tuttavia, trovare alternative al Tempo di Utilizzo di Apple potrebbe non essere più così semplice. Secondo il Nyt nell’ultimo anno Cupertino avrebbe infatti rimosso o posto alcune restrizioni almeno su 11 delle 17 app più popolari per monitorare l’uso dello smartphone o per i controlli parentali. La testata statunitense sostiene che le tempistiche di tali mosse siano quantomeno sospette, poiché coincidenti proprio con il lancio di Tempo di Utilizzo. Incalzata dall’inchiesta del quotidiano, l’azienda ha ribattuto spiegando di aver usato il pugno duro contro diverse app “per una semplice ragione: mettevano a rischio la sicurezza e la privacy degli utenti”.
Apple: app escluse minaccia a privacy e sicurezza
Intervistato dal Nyt, Amir Moussavian di OurPact, app per i controlli parentali da oltre tre milioni di download rimossa a febbraio, ha affermato che Apple starebbe “sistematicamente uccidendo l’industria”. Cupertino non avrebbe infatti dato alcun avvertimento prima dell’esclusione, che ha fatto perdere agli sviluppatori l’80% dei ricavi. Lo stesso sarebbe accaduto con altre app, escluse senza preavviso; inoltre, la testata statunitense sottolinea come molti di questi software offrissero opzioni più complete rispetto ad Apple, consentendo ad esempio anche il controllo di device Android, impossibile invece con Tempo di Utilizzo. Tuttavia in un comunicato ufficiale diffuso in seguito al report del Nyt Cupertino spiega che “molte di queste applicazioni usavano una tecnologia altamente invasiva chiamata Mobile Device Management (MDM)”. Ciò avrebbe permesso agli sviluppatori di accedere alle “informazioni più sensibili del device, come la localizzazione, l’uso delle app, indirizzi email, accesso alla fotocamera e cronologia”. Mentre questo tipo di utilizzo è consentito all’interno delle imprese, per il monitoraggio ad esempio degli smartphone aziendali, lo stesso non vale per l’App Store, dove avvalersi dell’MDM porterebbe a una violazione delle regole di Apple. Mentre il colosso californiano assicura di voler continuare a garantire “un ecosistema di app innovativo e competitivo”, parecchi sviluppatori reclamano un trattamento ingiusto: protesta destinata a scemare o il primo capitolo di una battaglia per abuso di posizione dominante?