Primo passo, con il progetto della DeepMind di Google, verso un prossimo scenario in cui le macchine potrebbero collaborare tra loro
L’intelligenza artificiale è riuscita, per la prima volta, a leggere la mente di un altro computer.
Il risultato, come si legge sul sito della rivista Science, lo si deve a DeepMind, l’azienda londinese di Google specializzata nell’apprendimento delle macchine, che ha presentato il suo progetto ToMnet a Stoccolma in occasione della Conferenza internazionale di settore.
Un computer simile al cervello umano
La ricerca, attuata sotto la guida di Neil Rabinowitz, si basa su tre reti neutrali, capaci di emulare l’organizzazione del cervello umano, che sono composte da piccoli elementi di calcolo e connessioni e sono in grado di apprendere dall’esperienza acquisita: la prima rete impara le tendenze di altre IA basandosi sulla loro cronologia, la seconda comprende le loro attuali “credenze” e la terza cerca di predire le loro successive mosse.
Gioco virtuale per testarne l’abilità
In laboratorio, per mettere alla prova l’intelligenza artificiale del progetto, i ricercatori hanno utilizzato dei semplici personaggi che, muovendosi in una stanza virtuale, dovevano raccogliere delle caselle colorate per punti.
ToMnet poteva osservare dall’altro tre diverse tipologie di soggetti concentrati nel loro obiettivo di raccolta: gli individui ciechi che tendevano a seguire i muri, quelli miopi che attuavano un movimento in funzione del raggiungimento degli oggetti più vicini, e quelli dotati della supervista, che erano invece in grado di afferrare gli oggetti al fine di ottenere un punteggio maggiore.
In pochi passaggi il sistema è riuscito a identificare tutti i tipi di personaggi e a prevedere correttamente le loro future mosse. Un test aggiuntivo ha inoltre valutato che l’intelligenza artificiale di ToMnet era in grado persino di capire quando uno dei tre personaggi avrebbe cambiato il suo cammino. Modificando il paesaggio del gioco, infatti, l’IA riusciva a prevedere quale dei soggetti presi in esame si sarebbe attenuto al suo percorso originale più frequentemente rispetto agli altri.
Questo è solo il primo passo verso un futuro scenario dove sarà possibile assistere alla collaborazione tra macchine.