Cos'è e cosa fa iCub, il robot bambino che vede il mondo come i nostri occhi

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Chiara Caleo

Alessandra Sciutti, ingegnera dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (IIT), con il suo gruppo di lavoro dal 2019 ha un focus: quello consentire ai robot di prevedere e comprendere le nostre intenzioni ma anche le limitazioni degli umani. Dai robot come sostituti dell’uomo, ai robot come supporto

Creare una percezione condivisa tra esseri umani e robot. Alessandra Sciutti guida un laboratorio dell’IIT finanziato con i fondi europei per la Ricerca ed è una giovane scienziata nell’ambito della cosiddetta robotica cognitiva. “Quello che vogliamo fare è permettere alle macchine di vedere un po’ di più il mondo attraverso i nostri occhi, di capirci ed intuire le nostre necessità di modo da aiutarci senza bisogno di lunghe istruzioni “. Per far questo l’indagine parte dal riconoscimento degli stati affettivi di una persona che esegue un’azione con un oggetto. Questi dati in inglese si chiamano object-sensed.

Chi è e cosa fa iCub

iCub dà una mano.  È un umanoide con le fattezze di un bambino di circa tre anni. Alto 104 cm, con un peso di 22 Kg, è il risultato di un altro progetto, anche questo con l’obiettivo di capire meglio come da bambini impariamo ad imparare: “Adesso questo robot sta cercando di imparare a capirci meglio“ - spiega Alessandra Sciutti - gli stiamo insegnando ad esempio ad essere predittivo ed intuitivo, a capire o ad intuire il nostro stato d’animo per aiutarci in maniera personalizzata… per vedere quali sono le nostre intenzioni in modo da passarci l'oggetto giusto al momento giusto“. 

 

Qualche esempio. “Gli stiamo insegnando a leggere i movimenti del nostro corpo e del nostro sguardo e le nostre espressioni facciali per capire se stiamo vivendo una situazione confortevole o meno nell’interazione o se ha fatto qualcosa di sbagliato in modo da poter correggere il suo comportamento. Gli stiamo insegnando anche a capire, semplicemente guardandoci, se l'oggetto che stiamo manipolando è fragile o importante per noi, in modo che quando sarà il suo turno di manipolare l'oggetto,  lui saprà già come farlo senza bisogno di istruzioni”.

La ricerca italiana sulla robotica

“E’ una bellissima storia”, dice con un sorriso Alessandra Sciutti. ”Abbiamo tante realtà e diversi Istituti di Ricerca nel nostro paese nell’ambito della robotica cognitiva e nella robotica dello sviluppo”. Ma i ricercatori non possono mai dirsi soddisfatti. È curioso scoprire che, forse ancora per poco, i sistemi di intelligenza artificiale non sono intelligenti quanto un bambino di 18 mesi che sa venirti in aiuto se hai le mani occupate e devi aprire una porta.

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