LinkedIn compie vent’anni: “Così abbiamo innovato il mondo del lavoro”

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Daniele Semeraro

Daniele Semeraro

La piattaforma che permette (ma non solo) di mettere in comunicazione la domanda e l’offerta di lavoro taglia un importante traguardo. A raccontarci questi vent’anni e a immaginare come saranno i prossimi venti il country manager per l’Italia Marcello Albergoni

Diciotto milioni di iscritti in Italia (930 nel mondo), otto assunzioni al minuto, tre iscrizioni al secondo, 49 milioni di visite a settimana alla pagina Lavoro. Sono solo alcuni dei numeri che caratterizzano LinkedIn, il “social del lavoro” che quest’anno spegne venti candeline. La piattaforma dà la possibilità ai professionisti, alle aziende e anche alle istituzioni di presentarsi, raccontarsi, trovare nuove opportunità e di rimanere in contatto. Per celebrare questo importante compleanno abbiamo visitato la bella sede italiana di LinkedIn a Milano e chiacchierato con Marcello Albergoni, country manager di LinkedIn Italia. “La piattaforma - ci racconta - è nata nel salotto del nostro fondatore, Reid Hoffman, che insieme ad altri soci stava pensando a un modo per dare un’opportunità economica ad ogni professionista. Da lì è nato il concetto di connettere le persone tra di loro e con le aziende, che ha fatto partire e che ancora è il fulcro di tutta la piattaforma“.

Vent’anni di attenzione al lavoro

LinkedIn ha rivoluzionato il mondo delle assunzioni, della ricerca di lavoro ma anche del networking professionale. Ormai è cosa normale, per chi cerca lavoro, aggiornare il proprio curriculum su LinkedIn, visualizzare la pagina delle offerte o, per i professionisti, stringere “amicizia virtuale” e restare in contatto magari dopo una riunione o la partecipazione a un corso. Ma LinkedIn, racconta Albergoni, non è più soltanto una piattaforma dove cercare lavoro: “La grande rivoluzione è stata quella di ribaltare il concetto di offerta con il concetto dei ‘candidati passivi'", coloro cioè che non stanno cercando lavoro ma possono essere magari preziosi per un’altra azienda. Tante le tappe significative di questi ultimi vent’anni, dalla quotazione in borsa nel 2011 allo sbarco in Italia, proprio nello stesso anno; dall’acquisizione da parte di Microsoft (la più grande per il colosso di Redmond) nel 2016 all’accordo nel 2021 con il ministero della Pubblica Amministrazione per la creazione del portale nazionale di recruiting per il lavoro pubblico. Poi sono arrivati gli “influencer”, cioè utenti che possono pubblicare contenuti di alto valore in grado di ispirare gli altri a percorrere una strada verso il proprio successo professionale. Ma come ha fatto LinkedIn a rimanere sempre un social piuttosto “serio” e mediamente molto più “pulito” degli altri? “Per noi il fatto che ci sia un ambiente dove ci si possa sentire a proprio agio nel pubblicare contenuti con un linguaggio professionale è una priorità - aggiunge il country manager - che poi si traduce in credibilità, fiducia”. Ed è un obiettivo, continua, raggiunto con un importante impegno sul tema della moderazione e anche “buttando fuori” le persone che proprio non capiscono che non si tratta di un posto dove litigare o insultare gli altri.

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Marcello Albergoni, country manager per l’Italia di LinkedIn, durante la nostra intervista
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I lavori più cercati e la “miniera d’oro” della Gen Z

Quali sono, chiediamo durante la nostra chiacchierata, i lavori più ricercati e quelli dove c’è più disponibilità di posti di lavoro? Negli ultimi anni c’è stato il boom del mondo della tecnologia: data scientist, ingegneri di sistema, esperti in cybersecurity e ovviamente esperti in intelligenza artificiale, forse il settore che sta crescendo di più e più velocemente; ma c’è una grande attenzione anche agli esperti nel mondo della sostenibilità e della tutela dell’ambiente. LinkedIn ha contribuito a plasmare il concetto di “personal branding”, di ricerca lavoro e networking per i Millennials (e anche a far entrare termini come “webinar”, “networking” o “endorsement” nel linguaggio comune) e adesso si concentra sui bisogni e i desideri della Gen Z, cioè coloro nati tra la fine degli anni Novanta e il 2012. Una generazione diversa dalla precedente, che, si legge in una ricerca Censuswide basata su 8.800 lavoratori di età superiore ai 18 anni, sceglie un’azienda sulla base di quanta possibilità offre di bilanciare la vita privata e il lavoro, sul rispetto della diversità, dell’equità, dell’inclusione, della sostenibilità, con opportunità di crescita e apprendimento. E proprio per venire incontro a queste nuove tendenze LinkedIn ha introdotto un nuovo filtro per la ricerca del lavoro in modo tale che i professionisti possano facilmente cercare i ruoli aperti anche in base a questi valori.

I prossimi vent’anni di LinkedIn

Come cambierà LinkedIn nei prossimi vent’anni, che saranno caratterizzati dall’esplosione dell’intelligenza artificiale, che porterà con sé una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro? “Quello che vedo nei prossimi vent’anni - conclude Albergoni - è che una parte di lavoro verrà certamente rimpiazzata dall'intelligenza artificiale e una parte delle professioni ripetitive non ci sarà più. Si tratta però anche una grande opportunità perché le aziende potranno adottare questa nuova tecnologia per migliorare i propri prodotti e i propri servizi e per guardare al futuro in maniera differente.

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