In un periodo in cui si parla moltissimo di riconoscimento biometrico e privacy un progetto sostenuto dall'Unione Europea ci aiuta a capire come l'intelligenza artificiale analizza i nostri volti
Sorridete, siete osservati. Nell’epoca dei selfie, la nostra faccia ci permette di sbloccare lo smartphone, ma è anche l’impronta che gli algoritmi scansionano per cercare di farsi un’idea di chi siamo. "How Normal Am I" è un progetto sostenuto dall’Unione Europea che in dieci minuti cerca di aprire la scatola nera del riconoscimento biometrico. Lo ha sviluppato un artista olandese, Tijmen Schep, che è anche l’autore del documentario parallelo alla consultazione.
Dentro la scatola nera
Inquadrandoci nella fotocamera, la piattaforma prova a calcolare alcuni parametri: come età e genere, ma anche indice di massa corporea e aspettativa di vita. Sono stime che impattano sulla vita di tutti i giorni, vengono usate per profilarci e, negli scenari più distopici, per fare previsioni. Dal mutuo all’assicurazione o più prosaicamente, per gli appuntamenti: anche la bellezza, oggi, è un indice usato dalle app di dating e anche da alcuni social network. L’esperienza d’uso non annoia. L’effetto da lezione frontale è sistematicamente controbilanciato dall’interattività delle misurazioni, che si aggiornano in tempo reale, perché il sito ci insegna anche a manipolare l’intelligenza artificiale. Per esempio, siamo considerati più magri se inarchiamo le sopracciglia. O più belli senza gli occhiali.
Una moral suasion umoristica
Anche le spiegazioni dell’avatar che ci accompagna durante le varie fasi alternano la sensibilizzazione all’umorismo. E così dopo aver chiarito come siano gli esseri umani a valutare il nostro viso su larga scala, influenzando così il rating della nostra avvenenza, si conclude: “Se avete ottenuto un punteggio basso potrebbe essere perché il giudizio di questo algoritmo dipende da come è stato allenato. Naturalmente, se ne avete uno molto alto è perché siete incredibilmente belli”.
Di fatto, ogni capitolo ha una componente non secondaria di entertainment. Persino il nostro “umore” viene registrato mostrandoci di nascosto l’immagine di un cane che ride, un corgi con la cuffia da doccia. Alla fine, la piattaforma calcola una percentuale di “normalità” che ci posiziona rispetto alle medie di chi l’ha utilizzata prima di noi. Giocandoci, quindi, contribuiamo ad aumentare la massa critica di dati per la ricerca dello Sherpa Project dell’Ue.