Sari, ecco come funziona il riconoscimento facciale della polizia

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Giovanni Mirenna

Sari è uno dei sistemi usato dalla polizia scientifica per combattere il crimine: utilizza un algoritmo di intelligenza artificiale

Una delle applicazioni che sfrutta al meglio l'intelligenza artificiale è sicuramente il riconoscimento facciale. Si basa sulle reti neurali artificiali, modelli matematici composti da neuroni artificiali che si ispirano al funzionamento biologico del cervello umano. Per capire come il riconoscimento facciale possa aiutare le forze dell'ordine nella prevenzione dei reati e nella fase delle indagini siamo entrati a Roma negli uffici della Polizia dove viene utilizzato Sari, acronimo di Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini.

Cos’è Sari

Il database di Sari, spiegano gli esperti della Polizia, racchiude 16 milioni di volti riconoscibili dagli algoritmi di riconoscimento facciale. Ciò non significa, puntualizzano, che siano 16 milioni di persone schedate: ogni individuo può avere più foto. E poi cosa importante: nel database non ci sono foto di persone comuni che ad esempio vanno a fare la spesa, bensì di individui che hanno commesso reati e quindi noti. Basta inserire l’immagine della persona cercata all’interno della banca dati e Sari dopo un veloce calcolo restituirà un elenco di soggetti somiglianti al volto cercato. Bisogna specificare, inoltre, che affinché il risultato ottenuto possa avere una valenza in fase dibattimentale, è comunque necessaria una comparazione fisionomica effettuata da personale specializzato della Polizia Scientifica. "Sari viene utilizzato a seguito di reati - ci spiega Giovanni Tessitore, commissario capo tecnico della Polizia di Stato - e quando abbiamo a disposizione, ad esempio, l'immagine del volto di un soggetto che ha perpetrato un reato possiamo cercare lo stesso volto, e quindi la sua identità, all'interno della banca dati proprio grazie all'intelligenza artificiale".

Sari Real Time e l'IA per gli identikit

Esiste un altro sistema di riconoscimento automatico, si chiama Sari Real Time, e affianca il Sari Enterprise. Attualmente non è in funzione perché ancora in fase di perfezionamento. In questo caso Sari analizzerà i volti provenienti da flussi video come le telecamere di videosorveglianza e, assicura la Polizia, verrà utilizzato solo in situazioni ben determinate e specifiche, come ad esempio nel caso di un evento calcistico per controllare il flusso delle persone. "Quello che speriamo di implementare nel prossimo futuro - aggiunge poi il commissario Tessitore - è l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel contesto degli identikit, al fine di ottenere immagini più realistiche e che possano essere ricercate nei sistemi, con una tecnologia che non sarà troppo diversa, per fare un esempio, di quella utilizzata oggi in applicazioni tipo FaceApp".

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