Dentro il MILA di Montréal, dove si fa ricerca etica sull’IA

Siamo nel quartiere "italiano" di Montréal, a due passi dal mercato Jean-Talon, uno dei più antichi del Canada, e l'attuale spazio fisico in cui opera l'istituto è un'ex fabbrica che ha trasformato quest’area piena di negozietti e ristoranti all’aperto in un polo tecnologico per l'IA. Durante le vacanze però il Mila è quasi deserto, e passeggiare per le scrivanie vuote dei ricercatori e delle ricercatrici è come sbirciare tra i segreti di chi sta progettando il nostro futuro tecnologico. In mezzo a tazze e foto di famiglia, mentre giriamo accompagnati dal responsabile della comunicazione Ludovic Soucisse, spunta anche un cartello tipico delle manifestazioni con la scritta “eat the rich”, uno slogan, spesso attribuito a Jean-Jacques Rousseau, che esprime dissenso contro le disuguaglianze economiche, chiedendo una redistribuzione della ricchezza. La frase completa da cui è tratta dice “Quando il popolo non avrà più niente da mangiare, mangerà i ricchi”. Dopo aver ascoltato la storia dell’istituto e di alcuni tra i progetti di ricerca attivi, quel cartello sembra assolutamente coerente con i principi di base del Mila: “L’intelligenza artificiale responsabile e l’IA for good non sono slogan per noi, sono alla base di tutto ciò che facciamo. Ogni laboratorio, ogni progetto ha una dimensione di impatto sociale, ambientale o sanitario, e si lavora per affrontare problemi concreti, dalle pandemie alla crisi climatica, dalla biodiversità alla sanità”, spiega Soucisse. La discussione internazionale sulla sicurezza dell’IA in effetti è partita anche da qui, quando nel 2023 Yoshua Bengio, il fondatore dell’istituto, insieme ad altri esperti e ricercatori di fama internazionale, firmò una lettera aperta per chiedere uno stop di almeno sei mesi nello sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale, con la preoccupazione di un’evoluzione senza controllo. Ma la ricerca non si è fermata e l’accelerazione c’è stata, “visibile anche fisicamente, negli spazi e nelle persone che lavorano qui”, ci raccontano: oggi, il Mila è diventato un hub globale con circa duemila ricercatori specializzati nel deep learning, una crescita massiccia rispetto ai soli 600 ricercatori presenti solo cinque anni fa e l’80 per cento di loro arriva dall’estero. “Un terzo dei nostri progetti è finanziato dall’industria, ma il cuore resta la ricerca pubblica: il governo sostiene sia il programma scientifico sia la costruzione dell’ecosistema”, ci viene spiegato. L’interesse del governo canadese ma anche quello del Québec per l’intelligenza artificiale è chiaro, non solo dal calendario degli eventi internazionali ospitati ogni anno, come l’AI Summit, ma anche nel ruolo politico che il paese ha scelto di giocare nel dibattito globale sulla governance di questa tecnologia. Non è un caso che proprio Montréal abbia ospitato nel dicembre 2025 il vertice dei ministri del G7 dedicato all’intelligenza artificiale e alle tecnologie quantistiche. Un incontro che si è chiuso con una dichiarazione congiunta e una serie di impegni concreti, dalla cooperazione internazionale sulla sicurezza e la trasparenza dei sistemi di IA fino a un blueprint per favorirne l’adozione responsabile nelle piccole e medie imprese. L’IA contro la schiavitù Accanto alla riflessione sulla governance, c’è tutta una ricerca fatta di soluzioni concrete a problemi di oggi. Tra i progetti di maggiore impatto sociale sviluppati al Mila c’è un’iniziativa che applica l’intelligenza artificiale all’analisi delle catene di fornitura globali per individuare possibili violazioni legate alla schiavitù moderna. Il progetto utilizza tecniche di analisi automatica del linguaggio per esaminare grandi volumi di documenti pubblici, come le rendicontazioni aziendali richieste dalle normative sulla schiavitù moderna, con l’obiettivo di far emergere incoerenze, zone d’ombra e segnali di rischio lungo le filiere produttive. “Con i nostri algoritmi siamo in grado di analizzare centinaia di migliaia di documenti”, spiega Soucisse durante la visita, “e di individuare dove potrebbero esserci problemi legati alle definizioni e alle pratiche della schiavitù moderna”. Il lavoro è sviluppato in collaborazione con università e ricercatori internazionali e si rivolge sia alle istituzioni pubbliche sia alle imprese, offrendo uno strumento di supporto ai processi di trasparenza, controllo e accountability. Il valore del progetto non starebbe solo nell’automazione dell’analisi, ma nel suo potenziale politico: usare l’IA per rafforzare meccanismi di responsabilità e controllo democratico su pratiche economiche globali spesso opache. Un esempio concreto di come l’intelligenza artificiale possa essere impiegata non per eludere le regole, ma per renderle più verificabili e applicabili, inserendosi pienamente nella visione di una tecnologia orientata ai diritti umani e all’impatto sociale. Il futuro è l’IA quantistica, quindi un’IA frugale Ma il futuro della ricerca qui passa soprattutto dall’intersezione tra intelligenza artificiale e calcolo quantistico: il Québec possiede uno degli ecosistemi di ricerca quantistica più solidi al mondo, con un polo nella città di Sherbrooke, al confine con gli Stati Uniti, e partnership industriali che coinvolgono attori come IBM e Pasqal. L’obiettivo non è solo aumentare la potenza dei sistemi, ma affrontare uno dei principali nodi dell’IA contemporanea: il suo costo energetico e computazionale, ormai vicino a un limite strutturale. A livello mondiale si stima che i data center dedicati all’IA consumano già circa l'1-2 per cento dell'elettricità mondiale, una percentuale destinata a crescere vertiginosamente nei prossimi anni, se pensiamo che alcune proiezioni stimano che entro il 2030 il settore tech potrebbe arrivare a consumare fino al 10 per cento dell'energia globale. Da qui l’idea di una “IA frugale”, meno dispendiosa e più sostenibile, in cui deep learning e computer quantistici collaborano per sviluppare algoritmi più leggeri, capaci di funzionare anche localmente. Una prospettiva cruciale in vista della diffusione di dispositivi indossabili dotati di intelligenza artificiale, come occhiali, orologi, sensori, che non possono dipendere dal cloud e richiedono capacità di elaborazione elevate a basso consumo energetico. E se c'è un posto al mondo dove stanno provando a costruire questa versione dell'intelligenza artificiale, è qui.

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