Dall’agente di viaggio al chatbot: come l’IA sta cambiando il turismo

Finita la pandemia da Covid-19, quando il mondo si era fermato e una parte consistente dell’umanità rimaneva chiusa in casa, la gente ha ricominciato a viaggiare. Dal 2024 il turismo è tornato ai livelli di un tempo, per la soddisfazione di molti e il dispetto di altri, preoccupati dall’overtourism. Se la voglia di muoversi e scoprire il mondo è la stessa, qualche cambiamento lo si ravvisa nel modo in cui i viaggi vengono organizzati e gestiti. L’intelligenza artificiale sta iniziando a mettere lo zampino anche in questo campo, sia dal lato degli operatori del settore, che da quello degli utenti. La parola chiave è “personalizzazione”. Con il dynamic pricing, già da tempo gli operatori variano il costo dei servizi acquistati in base a vari parametri, come il luogo da cui l’utente si collega, il tipo di computer usato, il profilo di reddito del cliente . Ma, come anticipato qualche tempo fa da McKinsey e Skift nel report “The promise of travel in the age of AI”, l’uso massiccio dell’intelligenza artificiale promette ben di più: un’esperienza fluida, senza attrito, che rimuova dal viaggio qualsiasi inconveniente ed elimini qualsiasi tempo morto. E che sia tagliata su misura. Ti piace un certo tipo di bevanda? La compagnia aerea si assicurerà di proportela a bordo. Hai prenotato un transfer dall’aeroporto all’albergo e il volo è in anticipo? La prenotazione verrà automaticamente aggiornata e troverai l’autista all’uscita. È il tuo anniversario di matrimonio e viaggi in coppia? All’arrivo in albergo troverai un omaggio ad attenderti in camera . Al momento molte di queste opzioni sono riservate a una clientela danarosa, disposta a pagare qualcosa in più per gli extra. Ma c’è una fase in cui i benefici dell’intelligenza artificiale sono alla portata di tutti: quella della pianificazione del viaggio. Già i più comuni chatbot, come ChatGPT, Gemini, Claude, Perplexity, svolgono un discreto lavoro nel proporre itinerari e ritagliarli sulle preferenze dell’utente. Accanto a questi tool generalisti, stanno spuntando numerose startup e diversi servizi specificamente pensati per chi vuole viaggiare. Strumenti come MindTrip, Layla o GuideGeek sveltiscono la ricerca e la abbelliscono con immagini e mappe interattive. Altri servizi, come Expedia Trip Matching fanno leva sulla forza della community di Instagram: mandando all’account di Expedia un reel video di qualche località esotica, si ricevono consigli e suggerimenti di viaggio che l’IA ha ricavato dall’analisi del filmato. Davvero conviene? Sempre Expedia , e Booking.com, hanno lanciato i loro “AI planner”, sorta di concierge digitali con cui dialogare e programmare le proprie innocenti evasioni. Le alternative non mancano. Ma è vera gloria? Vale la pena usare questi strumenti e possono sostituire in tutto e per tutto il lavoro di un agente di viaggio? Sicuramente velocizzano molto la fase della ricerca: invece di spulciare decine di siti e blog alla ricerca di dritte e posti da vedere in una certa località, in pochi passaggi si può avere una lista completa. Sulla qualità dell’output bisogna intendersi. Come tutti gli oracoli digitali , anch’essi forniscono risposte tanto più precise quanto più a fondo conoscono chi ha fatto la domanda, i suoi gusti e aspirazioni. Quanto di voi stessi siete disposti a rivelare? Un’altra cosa da tenere presente è che a volte i chatbot forniscono informazioni non aggiornate o addirittura non veritiere, per cui è sempre meglio controllare, per esempio, se il ristorante raccomandato ha chiuso o meno i battenti, e quando è il giorno di chiusura. Anche la completezza delle informazioni non è sempre assicurata, sacrificata in nome della velocità e sintesi dei riassunti. Va poi tenuto conto che nulla, al momento, può sostituire del tutto l’esperienza sul campo, e anche l’intelligenza artificiale può essere fatta passare per stupida. Sul sito specializzato Travel Tomorrow, una blogger racconta l’esperienza di una famiglia che ha prenotato online un “boutique hotel”, per poi ritrovarsi - probabilmente ingannata da immagini abilmente photoshoppate - in una catapecchia circondata da prostitute e drogati. Oppure di come l’IA abbia pianificato un viaggio in una zona in guerra, dimenticandosi che molti voli sono sospesi a causa del conflitto. Per cui, in generale, gli itinerari suggeriti dall’IA possono fungere da buon punto di partenza, ma è sempre meglio controllare e integrare quanto proposto. Sempre ammesso, poi, che si voglia davvero delegare. Scorrendo i commenti a un articolo del New York Times che recensisce alcuni dei principali tool di viaggio basati sull’intelligenza artificiale, si nota come per molti l’esperienza fai-da-te della pianificazione sia uno dei piaceri stessi del viaggio. Vale la pena rinunciarci in nome di una maggiore efficienza?

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Federico Guerrini