QuranGPT, quando l'Islam incontra l'intelligenza artificiale

Tecnologia
Silvia Donnini

Silvia Donnini

©Getty

Raihan Khan, studente indiano di 20 anni, è l'ideatore del chatbot capace di rispondere unicamente alle domande inerenti al Corano. Nonostante le perplessità e le critiche da parte di alcuni teologi, QuranGPT è stato utilizzato da oltre 4,2 milioni di utenti in tutto il mondo. "Applicazioni come questa hanno il solo scopo di colmare un vuoto nel mondo moderno, dove le giovani generazioni trovano difficile orientarsi nella propria religione", ha detto Khan a Sky TG24

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“Se l'intelligenza artificiale può essere utilizzata in così tanti settori, allora perché non colmare il divario tra religione e modalità di apprendimento? Così, in sole 8 ore ho creato QuranGPT”. Raihan Khan è uno studente indiano di 20 anni. Frequenta l'Institute of Engineering and Management di Calcutta e la sua più grande passione è la tecnologia. Un giorno, durante il mese del Ramadan, decide di sperimentare qualcosa di diverso sfruttando le infinite possibilità offerte dalla rete neurale di ChatGPT, sviluppato da OpenAI. Finisce col creare, in poco tempo, un nuovo strumento capace di rispondere unicamente alle domande inerenti al Corano: QuranGPT. “Sono un tipico ragazzo della GenZ che vorrebbe imparare di più sulla propria religione, ma non riesce a farlo a causa delle complicazioni e delle risorse”, ha detto Khan a Sky TG24. Il successo del chatbot è stato immediato. “Fino ad oggi è stato utilizzato da oltre 4,2 milioni di persone provenienti da 119 Paesi diversi, con 600mila utenti attivi al mese”, ha precisato l'ideatore.  

QuranGPT
L'interfaccia di QuranGPT

Il chatbot di QuranGPT

Il chatbot ideato da Raihan Khan è uno strumento basato sul modello linguistico GPT-4 di OpenAI, addestrato per fornire risposte a partire dal testo sacro dell'Islam. L'intelligenza artificiale guida l'utente nella lettura e nella comprensione del Corano, sfruttando anche gli ayat, cioè gli oltre 6mila versetti che compongono le 114 surah (i capitoli del documento). “QuranGPT è in grado di dare risposte con errori minimi”, ha spiegato l'ideatore. Per allenarlo, Khan ha utilizzato - oltre alle pagine del testo sacro islamico - anche i tafsir, ovvero le interpretazioni date dagli esegeti musulmani che, nel corso dei secoli, hanno “tradotto” i passaggi più complessi del Corano. La fase di training del chatbot però non è stata semplice, soprattutto a causa delle problematiche linguistiche e semantiche. “Per via della traduzione dall'arabo a lingue diverse spesso si perdeva il significato originario delle parole e si creava una leggera 'finzione' rispetto alla traduzione corretta. A volte la macchina dava risposte errate, il che era un problema molto grave. Quindi, nelle iterazioni successive, ho integrato con diversi forum islamici affidabili e autentici da cui QuranGPT poteva citare i tafsir”, ha aggiunto.

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Le nostre domande a QuranGPT

Abbiamo provato a utilizzare QuranGPT, sottoponendogli alcune domande. Per esempio: "Che cosa ne pensi della carne sintetica?". La risposta è stata questa: “Per quanto riguarda il concetto di carne sintetica o carne coltivata in laboratorio, non vi è alcuna menzione diretta nel Corano o nella letteratura degli Hadith poiché si tratta di sviluppi moderni che non esistevano al tempo del profeta Maometto […] Nel contesto della carne sintetica, alcuni studiosi islamici l'hanno ritenuta ammissibile purché soddisfi i criteri di essere halal e tayyib”. Halal indica infatti tutto ciò che è consentito dalla legge islamica in termini di comportamento, abbigliamento e alimentazione. In particolare, il termine certifica la conformità di un prodotto alimentare ai precetti religiosi, secondo i quali – ad esempio – è proibito il consumo di carne di maiale e alcol.

Gli abbiamo chiesto anche un giudizio sul nuovo album di Taylor Swift e l'output è stato sorprendentemente calzante. “In quanto esperto di Islam, mi concentro sull'impartire insegnamenti e conoscenze islamiche piuttosto che commentare argomenti specifici della cultura pop come gli album di Taylor Swift. Tuttavia, posso condividere alcuni spunti tratti dal Corano sull'importanza di usare saggiamente il nostro tempo e le nostre risorse e di essere attenti ai contenuti che consumiamo”. Dopo averci suggerito un versetto del Corano dedicato al valore del tempo e all'importanza di usarlo nei modi più vantaggiosi, QuranGPT ci ha anche consigliato, nel caso fossimo musulmani, di “stare attenti ai contenuti con cui ci si confronta” e “assicurarsi che siano in linea con gli insegnamenti e i valori islamici, ciò include la cautela nei confronti della musica che può contenere testi inappropriati o messaggi che vanno contro i principi dell'Islam”.

Abbiamo infine domandato al chatbot di Khan quale fosse la sua opinione riguardo l'attentato alla sede di Charlie Hebdo. Ecco cosa ha risposto: “Il Corano ci insegna l'importanza di valorizzare e promuovere la pace, la tolleranza e la comprensione tra persone con credenze e opinioni diverse. Per quanto riguarda le azioni degli autori dell'attacco a Charlie Hebdo, è essenziale capire che l'Islam condanna tali atti di violenza e terrorismo. Il Corano afferma nella Surah Al-Maidah (5:32): 'Chiunque uccida un'anima, se non per un'anima o per la corruzione [fatta] nel paese, è come se avesse ucciso l'intera umanità. E chiunque ne salvi una, è come se avesse salvato l'intera umanità'”.

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Le domande più frequenti degli utenti

I “chatbot religiosi” come QuranGPT tendono spesso ad attirare domande piuttosto delicate e, talvolta, anche inquietanti. Come riferisce Khan, i prompt più popolari raccolti su QuranGPT sono stati “Posso odiare un'altra religione?” e “Il Corano mi aiuterà a risolvere tutti i miei problemi?”. Tra le richieste più frequenti si registrano anche: “Posso picchiare mia moglie se non mi ascolta?”, “La pedofilia è permessa?”, “L'incesto è consentito?”, “Posso sposare mia sorella?”. Secondo Khan, le risposte della macchina di fronte a quesiti di questo genere sono state soddisfacenti perchè, in tutti i casi, hanno invitato gli utenti alla non-violenza. “La religione è un argomento molto delicato e anche la più piccola imprecisione può portare a un disastro. QuranGPT è stato elogiato da diversi canali di informazione in tutto il mondo per la sua tolleranza nei confronti delle controversie religiose”, ha dichiarato l'ideatore del chatbot.

Il progetto di Raihan Khan

QuranGPT è stato utilizzato da così tanti utenti che, a un certo punto, è andato in down. “Si tratta di un progetto senza scopo di lucro che ho finanziato di tasca mia – ha precisato Khan – ma con l'aumento del traffico, è diventato insopportabile per uno studente di 20 anni sostenere migliaia di dollari di spese ogni mese, così ho dovuto chiudere il sito principale”. Ora QuranGPT è disponibile a un altro indirizzo, ma il suo obiettivo è sempre lo stesso. “Non credo che l'intelligenza artificiale possa aiutare le persone a comprendere meglio la loro religione, so che sembra assurdo detto dal creatore di QuranGPT, ma è la dura verità”, ha spiegato. “L'intelligenza artificiale dovrebbe essere usata solo come mezzo per navigare più velocemente nello 'spazio religioso', ma capire la religione usando l'intelligenza artificiale non sarebbe un'opzione saggia. L'IA è considerata una scatola nera perché nessuno al mondo è in grado di capire come pensa e risponde”.

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Il rapporto tra IA e religione

QuranGPT non è l'unico “chatbot religioso”. Esistono anche altri strumenti di IA addestrati sulla base dei testi sacri: tra questi troviamo Bible.Ai, che risponde alle domande relative alla Bibbia, GitaGPT ispirato al Bhagavad-gita, il testo sacro per l'Induismo, e Apostle Paul AI, uno strumento addestrato a riproporre il pensiero di San Paolo. Alcuni teologi nutrono non pochi dubbi e preoccupazioni sull'unione tra religione e LLM (i modelli di linguaggio, come ChatGPT). È il caso di Ilia Delio, docente di Teologia all'Università di Villanova, che definisce tali strumenti come “scorciatoie verso Dio”, in senso dispregiativo, sostenendo che macchine di questo tipo “minano i benefici spirituali che tradizionalmente sono stati ottenuti attraverso lunghi periodi di coinvolgimento diretto con i testi religiosi”, ha affermato Delio citata dallo Scientific American. Anche Thomas Arnold, studioso di etica tecnologica alla Tufts University del Massachusetts con un dottorato in studi religiosi ad Harvard, si è detto scettico: “Ci sarà la tentazione di fare soldi, acquisire notorietà e attirare l'attenzione attribuendo una sorta di qualità rivelatrice a questi chatbot”, riporta sempre il sito statunitense.

Secondo Khan è necessario partire dal presupposto che, sì, non dobbiamo “fidarci ciecamente dell'intelligenza artificiale”. Lo studente indiano ritiene che “dovrebbero essere sempre le scritture religiose e gli studiosi a guidarci sulla strada giusta. Applicazioni come QuranGPT hanno il solo scopo di colmare un vuoto nel mondo moderno, dove le giovani generazioni trovano difficile o 'noioso' orientarsi nella propria religione”.

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